Catalogo Pignolo

Da uve 100% Pignolo, questo rosso autoctono è frutto di una lenta e rigorosa lavorazione, che termina con un lungo affinamento in barriques pregiate. Ottimo con le carni rosse, gli arrosti e i primi piatti al sugo di carne.

Un Rosso strutturato e impegnativo al palato, da abbinare necessariamente a preparazioni di carni rosse e selvaggina altrettanto importanti.

Vino rosso friulano frutto di un sapiente blend di uve autoctone Pignolo e Schioppettino. Ha ampi profumi di ciliegie sotto spirito, humus, alloro, cacao e pepe. Il sorso è strutturato, persistente ed accompagnato da un tannino vigoroso. Affina 36 mesi in botte di rovere.

Complesso, intenso e potente, il Pignolo di Canus è un rosso da abbinare necessariamente a grandi arrosti, carni rosse importanti e piatti a base di selvaggina.

Colore rubino intenso. Al naso si colgono sentori di piccoli frutti rossi molto maturi e poi marasca mescolati all'incenso, al legno, al sottobosco, al cioccolato fondente, spezie. In bocca è imponente, ampio, molto caldo, con tannini decisi, potenti ma bilanciati

Vino dal colore rosso rubino quasi impenetrabile. Il bouquet di profumi si manifesta complesso con ricordi di prugna, ribes, mora selvatica .In bocca è avvolgente, di gran corpo, avvicendandosi una serie di sensazioni balsamiche e speziate di rara complessità. I tannini delicatamente robusti chiudono in un retrogusto lungo e persistente.

Vino rosso prodotto dal blend di uve Refosco, Pignolo e Merlot. Il sorso è avvolgente, caldo e strutturato. All'olfatto concede sentori di cassis, sottobosco, pepe e cacao. Matura in piccoli botti di rovere per 18 mesi.
Non si conosce con esattezza l’epoca della comparsa del Pignolo (probabilmente il Seicento), mentre si può fissare senza dubbio il suo luogo di nascita, coincidente con le colline di Rosazzo, in provincia di Udine. Il nome "Pignolo" trae probabilmente origine dalla forma del grappolo, compatto e con gli acini serrati tra di loro, che ha una forma analoga alla "pigna". Il vitigno, già citato nel ditirambo Bacco in Friuli pubblicato sul finire del XVII secolo dall’abate Giobatta Michieli, era presente nel 1823 nella sezione friulana del Catalogo delle Viti del Regno Veneto, compilato sotto l’amministrazione di Vienna. Agli inizi del Novecento è però vittima di un progressivo disinteresse - indotto anche dagli scritti del professor Zanelli e di altri studiosi -e ha rischiato di scomparire, nonostante quanto sosteneva al contrario il Poggi (1939): «di tutta l’antica viticoltura friulana il Pignolo è certamente l’esemplare degno di maggior rilievo e forse anche di una nuova diffusione». Bisogna aspettare gli anni Ottanta, e il ritrovamento di alcuni vecchi ceppi nelle vigne dell’abbazia di |
Rosazzo, per vedere la rinascita del vitigno e il giusto riconoscimento delle sue qualità. Il “Pignùl”, com’è chiamato in friulano, non ha nulla a che vedere con il Pignola Nera e con il Pignola Valtellinese.
Il Pignolo è rintracciabile, con sempre maggiore frequenza, nei confini della Doc Friuli Colli Orientali, l’unica che dal 1995, dopo l’iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà di Vite del 1977, contempla la tipologia in purezza; più precisamente nei terreni composti di marne e arenarie intorno ai paesi di Prepotto, Albana, Rosazzo e Premariacco.
Il grappolo è piuttosto piccolo, di forma cilindrica e molto compatto. L’acino è medio-piccolo e tondeggiante, con una buccia spessa, coriacea e molto pruinosa, di colore blu-nero intenso. In vecchi impianti è ancora presente su piede franco.
Si raccoglie di solito intorno alla metà di ottobre.
Il vino ha solitamente una veste rubino intenso, con profumi pieni ed eleganti di frutti rossi e spezie. Al palato rivela una buona concentrazione, sorretta da robusta alcolicità e buona acidità, con una trama tannica fitta, dolce e setosa. Pregevole da giovane, è con il tempo (e l’affinamento in rovere) che riesce a trovare la giusta armonia e a dare il meglio di sé.