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Vinificato integralmente in legno, questo Manzoni Bianco fermenta e matura in piccole botti di rovere. Si abbina alla perfezione con la cucina di mare e vegetariana.
Storia e caratteristiche del vitigno Manzoni
Quando si parla di vini e incroci Manzoni si fa riferimento alle uve ottenute dal celebre e omonimo agronomo veneto Luigi, attraverso l'ibridazione di differenti vitigni. Ma cosa spinse l'esimio studioso a effettuare questa lunga serie di esperimenti? Siamo negli anni '30, epoca in cui la viticoltura italiana era prostrata da numerose avversità: la comparsa di parassiti quali la filossera e la peronospora, alla fine dell'800, e i terribili eventi bellici del '900. Con i suoi studi, condotti presso la Scuola Enologica di Conegliano di cui era preside, il Professore intendeva selezionare ceppi capaci di affrontare queste calamità, al fine di rilanciare le colture delle aree del Piave.
È bene precisare che tali incroci ripetevano in laboratorio ciò che gli stessi contadini tentavano spesso in vigna. Fecondando i fiori di una varietà di vite con i pollini di un'altra, speravano di produrre uve che sommassero le peculiarità di ciascun vitigno. Tra gli ibridi del Professore, il cosiddetto "Manzoni Bianco" ha riscosso particolare successo, diffondendosi in molte regioni d'Italia grazie alla sua grande adattabilità e all'ottima qualità dei vini a cui dà vita. Ricavato dall'incrocio tra Pinot Bianco e Riesling Renano, è considerato autoctono della provincia di Treviso ed entra nei disciplinari di denominazioni di assoluto rilievo. Le IGT Veneto e Vigneti delle Dolomiti e le DOC Bianco dei Colli di Conegliano e Piave narrano dell'intimo legame che la pianta ha mantenuto con l'area geografica delle origini.
Caratteristiche del grappolo e della pianta di Manzoni Bianco
L'incrocio "6.0.13", noto al pubblico col nome di Manzoni Bianco, è caratterizzato da grappoli di piccole dimensioni, compatti e alati, di forma allungata e cilindrico-conica. Gli acini tondeggianti, anch'essi di piccole dimensioni, presentano una buccia dorata dai tipici riflessi verdi, piuttosto coriacea e ricoperta da una discreta quantità di pruina. La sua produttività è modesta ma costante, essendo capace di adattarsi a climi e terroir diversi. Germogliamento e fioritura sono piuttosto precoci, pertanto la vendemmia si svolge generalmente nella prima metà di settembre.
Metodi di vinificazione
La buona acidità, l'aromaticità e il temperamento deciso si offrono alle diverse interpretazioni dei maestri enologi. La vinificazione in purezza vede spesso una prima fase di macerazione sulle bucce, da cui si trae un colore dorato e il fine bouquet aromatico che la fermentazione e l'affinamento in acciaio conservano ed esaltano. Non è raro che venga lasciato maturare in legno, acquistando maggiore morbidezza e complessità.
Tra i vini manzoni più apprezzati, si citano anche gli spumanti. La spumantizzazione viene in genere eseguita secondo il metodo Martinotti-Charmat e restituisce spumanti di indiscutibile qualità, fragranti e vivaci.
È anche spesso utilizzato in blend con vitigni internazionali come Chardonnay, Sauvignon e Riesling, per realizzare bottiglie raffinate e armoniche.
Caratteristiche organolettiche del vino Manzoni
Gli affascinanti profumi del Riesling e la finezza del Pinot Bianco trovano piena espressione in queste particolari bacche. Anticipati dal tipico colore giallo paglierino, i vini Manzoni Bianco avvolgono il naso con i loro delicati profumi di freschi frutti a polpa bianca e fiori di campo. Al palato rivelano un eccellente equilibrio tra sapidità, acidità e freschezza. La beva è appagante, attraversata da piacevoli note minerali. Si tratta di vini asciutti e corposi, con un'ottima attitudine all'invecchiamento. Le versioni spumantizzate sono impreziosite dal finissimo perlage e dai sentori fruttati più intensi da cui emergono suadenti aromi di mandorle e frutti tropicali.
Caratteristiche del territorio
Nati tre le splendide colline di Conegliano, gli incroci Manzoni mostrano un forte radicamento nel proprio terroir d'origine. Sono molto diffusi in Veneto, in Friuli, in Trentino e nelle zone ricadenti nella DOC Piave, dove si ritrovano suoli calcareo-argillosi di origine alluvionale, terreni morenici ricchi di porfido e substrati sabbiosi, con prevalenza di argilla e ghiaia. Predilige le aree collinari fresche e ben ventilate e i terreni profondi e fertili, purché non siano troppo compatti. La capacità di adattarsi egregiamente alle condizioni ambientali più diverse non compromette in alcun modo la qualità delle bacche.
Un padre per 5 vitigni
Come si è accennato, il Professore sperimentò numerosi incroci ma solo i migliori furono, poi, coltivati e vinificati. I vitigni identificati come 1.50 e 2.30, risultanti entrambi dall'ibridazione di uve Trebbiano e Traminer, danno vita a vini molto aromatici, ideali da spumantizzare e da abbinare ai dessert. Dal Raboso del Piave e dal Moscato d'Amburgo si ottengono uve dalla spiccata acidità, anch'esse spesso destinate alla produzione di bottiglie da dessert. Vanta il carattere di un rosso e la delicata raffinatezza di un bianco, l'incrocio 2.15 meglio noto come "Manzoni Rosso", ricavato dai vitigni Glera e Cabernet Sauvignon. Una delle bacche meglio riuscite, però, fu il frutto di un errore: lo studioso, infatti, intendeva utilizzare il Sauvignon Blanc e non il Cabernet Sauvignon. Un felice esempio dei vantaggi che l'imperfezione talvolta porta con sè.