Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Champagne. Come e quando. Parte 5

di Valerio Sisti 23/02/2018
Champagne. Come e quando. Parte 5 Champagne. Come e quando. Parte 5

Nel primo articolo di questa serie ho parlato delle caratteristiche che rendono unico lo Champagne. Ho citato le zone di produzione (articolo 4) e la storia che ha reso un vino un mito (articolo 2). Ho cercato, seppur brevemente, di dare una panoramica la più completa possibile e eterogenea sul vino forse più famoso al mondo. Quello che manca da aggiungere è forse solo un commento, più emotivo che tecnico, che però può aiutare a comprendere il successo che lo Champagne continua a riscuotere. Lo Champagne è unico, ecco il commento da aggiungere. Non per modo di dire o per eccessiva enfasi. E’ unico perché parte da un ambiente pedoclimatico unico, siamo infatti nella zona di produzione a denominazione controllata più a nord d’Europa, con un sottosuolo gessoso che condivide con poche altre realtà vitivinicole al mondo, ad esempio con Jerez e il suo Sherry. È unico perché ha avuto una storia unica, da Dom Perignon e Luigi XIV, passando per le famose vedove della Champagne, la Belle Epoque e Parigi.

È unico anche per quel che concerne la degustazione, nel senso che seppure esistono in varie aree del mondo, Italia in testa, validissime alternative alle bolle francesi, alla degustazione lo Champagne mediamente riesce sempre a coniugare struttura, sapidità e mineralità con la giusta facilità di beva.
Parlando della parte degustativa viene spontanea una domanda: come e quando bere Champagne? La risposta immediata e giusta sarebbe: freddo e sempre!
Scendendo nel dettaglio posso però argomentare meglio. Innanzitutto il come: freddo si, congelato no. Se si tratta di uno Champagne più fresco e leggero, con pochi mesi sui lieviti allora meglio a temperature più basse, verso i 6/7 gradi. Se invece fosse uno Champagne più strutturato, più evoluto con molti più mesi passati sui lieviti, la temperatura può salire di qualche grado, per permettere di apprezzare meglio le sfumature di gusto e la totale complessità che esprime.

Flûte sì, ma non troppo strette, penalizzerebbero l’aspetto olfattivo, e anche in questo caso più è complesso ed evoluto lo Champagne e più si allarga il bicchiere.
Venendo al quando, la risposta “sempre” è quella da preferire. Sicuramente vietato relegare uno Champagne a semplice vino da aperitivo, criminale berlo con il dolce. Ottimo invece a tutto pasto, come si usa dire.
Anche in questo caso, attenzione a quale Champagne si sceglie, non sono tutti uguali, anzi possono essere molto diversi, almeno per quel che concerne struttura e persistenza, ad esempio. Quindi attenzione alle caratteristiche del vino, che devono associarsi bene a quelle del cibo.
Detto ciò non resta che bere un buono Champagne, ce ne sono molti, dovete solo scegliere il vostro

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Di seguito trovi un breve elenco ed il relativo link:

Due lettere piccole piccole ... sullo Champagne: i Recultant Manipulant
Champagne. Le zone di produzione. Parte 4

Champagne: l'evoluzione del gusto e la Belle Epoque. Parte 3
Champagne: peculiarità, storia e mito. Parte 2
Champagne: peculiarità, storia e mito. Parte 1

DOC e DOCG. Storia ed utilità - Parte 2
DOC e DOCG. Storia ed utilità - Parte 1
Numeri e curiosità sul vino italiano nel 2017
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10 luoghi comuni sul vino: ovvero 10 cose da non dire. Parte 2
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