Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Un bianco nelle Marche

di Valerio Sisti 03/06/2016
Un bianco nelle Marche Un bianco nelle Marche

Arriva l’estate e la voglia di vini freschi leggeri e piacevoli. Un bianco marchigiano, perché no?
Una vecchia pubblicità recitava: “Marche, una regione plurale”; in termini vitivinicoli nulla di più vero. Le Marche sono state nei secoli un crocevia di culture e sapori: il popolo che le ha ampiamente colonizzate infatti, fino a potersi ritenere autoctono, non è originario delle Marche. Stiamo parlando dei Piceni. Il Porto di Ancona era uno dei più attivi del bacino del mediterraneo (e quindi del mondo allora conosciuto) già tre millenni prima di Cristo. I Greci portarono nella regione cultura e colture, vino in particolare. Oggi le Marche sono un insieme di vigneti e vitigni anche molto diversi tra loro, ma tutti in una qualche maniera complementari.
E’ una terra di grandi rossi, il Conero innanzi tutto. Ma dato che siamo alla ricerca di vini bianchi per passare l’estate, concentriamoci su quelli e lasciamo gli splendidi rossi marchigiani ad una prossima puntata.
Le terre che furono per secoli parte dello Stato Santo, sotto Romana Chiesa, ci permettono di scegliere tra una produzione vitivinicola di tutto rispetto, sia per varietà che per qualità.

Dovendo per questioni di spazio ridurre all’essenziale partiremo nel nostro viaggio con il Bianchello, più a nord, poi il Verdicchio e infine la zona di Offida a sud. Non si offendano altre nobili produzioni non citate.
Il primo grande bianco delle Marche è il Bianchello del Metauro; sulle sponde di questo fiume del nord delle Marche vedono la luce vigneti di uva Bianchetta, o Bianchella, o Bianchello che dir si voglia. Si è sempre trattato di vini freschi e leggeri, piacevoli soprattutto abbinati ai piatti della tradizione marina locale. Oggi molti produttori sanno trarre dal Bianchello grandi concentrazioni; difatti molti vini sono strutturati e con discrete possibilità di evoluzione negli anni.
Chi di struttura non ha mai difettato è il Verdicchio, il Re dei bianchi marchigiani. Si tratta di un Trebbiano, con tutta probabilità un Trebbiano di Lugana. Attenzione però ad accostare il Verdicchio a qualsiasi altro vino, perché il Verdicchio cresce solo nelle Marche e solo qui sprigiona profumi e consistenza come mai altrove. Lo troviamo di due zone d’elezione: quello dei Castelli di Jesi, denominazione “Verdicchio dei Castelli di Jesi”, morbide colline rivolte al mare, e quella più montuosa, aspra e spesso nevosa di Matelica, denominazione “Verdicchio di Matelica”, un antico comune romano dell’entroterra marchigiano.
Due vini fratelli eppure diversi, il primo più morbido e profumato, il secondo più acido e strutturato. Il primo giovane e da bersi giovane, al massimo con qualche anno di invecchiamento, il secondo invece da saper aspettare per qualche anno o qualcosa in più.

Infine il sud delle Marche. Eccoci nella zona di Offida e dei suoi due vini principe: il Pecorino e la Passerina. Due vitigni diversi per due vini diversi, e attenzione a non confonderli, perché sono molto differenti l’uno dall’altro. Leggera e profumata, la Passerina è l’abbinamento ideale con un pesce di mare di cottura delicata; il Pecorino è molto più possente e si accosta meglio ai piatti dell’entroterra, con carni bianche e con il coniglio in particolare.
E’ stata una veloce carrellata sui principali vini bianchi delle Marche, l’approfondimento lo lasciamo a voi con l’immancabile suggerimento per una piacevole prova pratica. Il consiglio in questo caso è presto detto: ==>clicca qui<== per una selezione di bianchi e bollicine delle Marche.