Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Tipicità e degustazione alla cieca

di Valerio Sisti 18/12/2020
Tipicità e degustazione alla cieca Tipicità e degustazione alla cieca

Cosa rende un vino tipico? Spiegarlo non è così semplice, ma ci proveremo lo stesso. Un vitigno, qualunque vitigno, ha delle caratteristiche peculiari tipiche, ad esso riconducibili e che a volte lo rendono riconoscibile. Un Syrah per esempio: è scuro di colore, la sua tonalità si spinge al violaceo e le note olfattive sono spesso dominate dal pepe nero, insieme magari ad un misto di piccoli frutti di bosco. Queste caratteristiche fanno sì che il Syrah sia un vitigno abbastanza riconoscibile in una degustazione alla cieca, certo non è facile, ma il compito è meno arduo di altri vitigni molto più neutri. Con questo termine intendiamo vitigni che hanno caratteristiche meno peculiari e quindi molto comuni tra diverse varietà e per questo più difficili da individuare in una indagine gustativa.

Questa, tuttavia, non è la tipicità di un vino. Le caratteristiche del vitigno sono infatti le medesime ovunque questo venga piantato e, più o meno evidenti che risultino, caratterizzano comunque sempre il vino. Per avere tipicità dunque dobbiamo legare il vitigno, uno Chardonnay per esempio, al territorio, proseguendo nell’esempio: Chablis. In questo caso avremo le caratteristiche dello Chardonnay, nota burrosa, frutta in bella evidenza e una certa aromaticità, sommate alle caratteristiche che invece il terroir della cittadina di Chablis dona: mineralità, sapidità, magrezza. Se in uno Chablis riscontreremo queste caratteristiche, riconducibili quindi sia al vitigno che al luogo, allora potremo parlare di tipicità del vino, perché esso rispecchia sia i parametri del vitigno con il quale è prodotto sia quelli del territorio da cui proviene.

Quando diciamo territorio, o terroir, intendiamo non solo il suolo, inteso come composizione chimico fisica del terreno nel quale la vite affonda le proprie radici, bensì un quadro molto più ampio che comprende certamente il terreno, ma anche il microclima del luogo e le usanze tipiche nella vinificazione e nell’affinamento.

Nell’esempio di poc’anzi dovremo dunque considerare tipico uno Chablis, o ancor di più un petit Chablis che non presenta note di legno, perché è consuetudine affinare questi vini in acciaio solamente; mentre le stesse note derivanti dall’affinamento in botte saranno accettate come tipiche in uno Chablis Grand Cru, tipologia di Chablis per la quale l’affinamento in botti è storicamente adoperato.

Da un semplice esempio possiamo capire quanto sia difficile stabilire la tipicità di un vino, perché oltre alle capacità degustative che devono essere abbastanza sviluppate, occorre anche avere una preparazione culturale non indifferente.

Proprio per questo motivo è difficilissima la degustazione alla cieca, cioè quella prova dove il sommelier non si cimenta nella descrizione più ampia e corretta possibile del vino, senza preoccuparsi di individuare quale vino sia, ma al contrario esclude dalla degustazione tutto ciò che c’è ma è generico, alla ricerca di quei pochi fattori che possono indirizzarlo verso un vitigno piuttosto che un altro e, individuato quello, magari anche a collocarlo geograficamente. Un’impresa!