Articoli del Sommelier Valerio Sisti
Botte piccola o botte grande?
16/06/2016Un vecchio adagio dice: "nella botte piccola c’è il vino buono". I più rispondono: si, ma ce n’è di meno. In realtà solo una di queste affermazioni è vera, ovviamente quella sulla quantità, perché se è inopinabile che in una botte piccola ci sia meno vino, è invece del tutto discutibile che la sua qualità sia nettamente, o anche marginalmente, superiore.
Per botte piccola intendiamo la barrique, ovvero la piccola botte di legno, generalmente rovere francese, di origine francese appunto, che in Borgogna contiene 228 litri di vino e in Bordeaux 225.
Per botte grande, intendiamo le grandi botti italiane (e estere), che hanno capienze ben maggiori, anche di diverse migliaia di litri.
Le differenze tra barrique e botte grande non finiscono qui, se infatti la botte italiana ha doghe spesse fino a otto centimetri, le barrique non arrivano ai quattro. Inoltre la superficie di contatto tra vino e legno, è proporzionalmente a tutto vantaggio delle barrique. Queste due prime e basilari differenze, consentono apporti assolutamente diversi al vino contenuto in una botte, piuttosto che in un'altra.
Il vino che fa affinamento in barrique, riceve dal legno molti più sentori ed aromi, la nota vanigliata e burrosa ad esempio, piuttosto che una leggera o spinta nota affumicata, che dipende dal grado di tostatura delle doghe che compongono la barrique stessa.
Il vino che al contrario fa affinamento in botte grande, risente meno dell’apporto del legno, meno aromi vanigliati e burrosi, meno ossigenazione spinta; un apporto più delicato insomma, che fonde le note derivanti dal legno a quella dell’evoluzione naturale del vino. Quale di questi è il vino migliore? Ecco il punto, non esiste il vino migliore tra i due, esistono solo stili diversi e ad ognuno è dato scegliere quale sia il suo preferito. Oppure, più semplicemente, ad ognuno è dato scegliere quando ha voglia di bere un vino passato in barrique e quando no.
L’utilizzo della barrique in Francia è (quasi) la prassi, in Italia al contrario la tradizione è quella della botte grande. Dopo l’ubriacatura di barrique che ci siamo presi a cavallo degli anni novanta e duemila infatti, oggi i vignaioli tendono ad un ritorno alle origini, che vede l’impiego sempre maggiore di botte grande.
Non ci esprimeremo su quale strada sia la nostra preferita, anche perché i gusti cambiano, come è giusto che sia. Un appunto però va fatto. La barrique, come detto, è molto più invasiva, è pertanto buona norma affinarci vini con le spalle sufficientemente larghe, per reggere tutto quello che la barrique sa donare. Mettere in barrique un vino mediocre, sperando che sia la botte piccola a fare il miracolo, non funziona.
In ultimo va detto che la barrique cambia notevolmente da un passaggio con l’altro, ovvero quando in una botte piccola sono già stati affinati diversi vini per diversi anni, quello che la barrique cede al vino è progressivamente più limitato, e la barrique stessa, salvo una micro ossigenazione più marcata, risulterà sempre più simile alla botte grande.
Bene, ora che vi ho confuso un po’ le idee, per schiarirvele di nuovo, ecco il consiglio della settimana:
Sessantanni Primitivo di Manduria DOCG Limited Edition. Primitivo che fa affinamento di 12 mesi in Barrique di Rovere Francese
Canova Barbaresco DOCG Ressia. Matura 26 mesi in botti di 10 hl (con doghe di rovere francese Allier e fondi di rovere Slavonia) ed in botti di Rovere di Slavonia da 1500 lt