Catalogo Viognier

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Viognier Astruc Domaine d'A 2022 BIO
domaine d'a Viognier Astruc Domaine d'A 2022 BIO

Perfetto come vino quotidiano o per una spensierata serata tra amici, il Viognier del Domaine Astruc è perfetto da abbinare a piatti di pesce, pollame e carne bianca.

Biologico
Viognier 'Scantianum' Vignaioli del Morellino di Scansano 2021 Toscana IGT
vignaioli del morellino di scansano Viognier 'Scantianum' Vignaioli del Morellino di Scansano 2021 Toscana IGT

Il Viognier “Scantianum” della cantina Vignaioli del Morellino di Scansano è un vino bianco fresco e fruttato, da bere giovane, entro due anni dalla vendemmia.

Viognier. il Vino ed il vitigno

Intenso e aromatico, il Viognier è un vitigno che ama mettere alla prova la maestria di chi lo alleva con passione e dedizione. Inarrestabile seduttore dei palati più difficili, nasconde tra i suoi grappoli una storia lunga e tortuosa.

Il Viognier: storia di un vitigno inebriante e inafferrabile

L'osservatore attento e amante dei particolari non può
rimanere impassibile di fronte alla storia di un'uva nata
in Croazia e diventata secoli dopo uno dei vitigni più
apprezzati e celebrati della California. Quanta strada,
quante vicissitudini hanno percorso questi grappoli la cui
origine si perde nella notte dei tempi. Le prime tracce
documentali risalgono al 200 d.C., anno in cui
l'imperatore romano Marco Aurelio Probo decise di
impiantarli nella valle del Rodano. Secondo i suoi calcoli
le condizioni del luogo (quello che oggi
chiamiamo terroir) erano tra le migliori. Il clima
continentale era animato dal potente Mistral, il vento
capace di spazzare l'intera vallata con la sua anima
gelida e furiosa.

Condrieu, piccolo comune situato nella punta estrema
del Rodano, diventa luogo d'elezione dell'allevamento di
questo vitigno che mostra subito un carattere bizzarro e
indomabile. La produzione è variabile, indisciplinata,

concede poco tempo per la vendemmia e risulta particolarmente sensibile a malattie come lo oidio e la filossera che distrugge, verso la prima metà dell'Ottocento, ettari su ettari di superficie vitata. Il Viognier quindi diventa un prodotto di nicchia fino agli anni Quaranta quando, grazie alla famiglia Vernay, nasce l'AOC Condrieu. Questi vignerons credono talmente tanto alle potenzialità di tale uva da investire tempo, soldi, ricerche e fatica nel tentativo di riportarla in auge. E ci riescono. Dagli anni '70 il Viognier si diffonde a macchia d'olio in molte zone del mondo e diventa, tanto per fare un esempio, il protagonista di due vini francesi molto apprezzati a livello internazionale. Il primo è il Condrieu, etichetta rara e preziosa tra le più costose, e l'altro è lo Chateau Grillet, considerato tra i 5 migliori vini bianchi francesi.

Le aree di coltivazione del Viognier

Fedele alle sue origini croate, il Viognier viene allevato con successo in Dalmazia, nell'isola di Vis e in Francia, nella Provenza e nella regione del Rodano Meridionale. Nel nostro Paese predilige le zone temperate dell'Emilia-Romagna, del Lazio, dell'Umbria, della Toscana e della Sicilia. Ha un grande successo, come abbiamo già sottolineato, in nazioni come la California, l'Australia, la Spagna, la Grecia e l'Austria.

Caratteristiche del territorio

Sebbene in origine sia stato coltivato in terreni nordici fortemente acidi, il Viognier si adatta con facilità anche alle zone meridionali purché sia piantato su suoli abbastanza profondi, perfetti per allontanare il pericolo di siccità. Altra condizione essenziale è che il suolo sia poco fertile per permettere alla vite di fornire rese basse ma di grande qualità.

Caratteristiche ampelografiche dell'uva

La foglia del Viognier è piccola e orbicolare. Da giovane presenta degli inediti riflessi dorati persi poi in età adulta quando il colore si attesta su un verde chiaro molto intenso. I bordi, tre o cinque, sono leggermente arricciati. Il grappolo è compatto, di forma tronco-conica e solitamente ha una dimensione medio-piccola così come gli acini sferici o ovoidali, caratterizzati da una buccia spessa bianca con venature ambrate.

Vinificazione del Viognier

La vinificazione del Viognier gioca sul fil rouge di un equilibrio difficile da trovare. Come dicevamo all'inizio, è un vitigno che mette a dura prova la maestria dei vignaioli già dalla vendemmia. La caratteristica di questi grappoli infatti sta nel fatto che, se raccolti troppo presto, regalano vini poco strutturati e intensi, piacevoli senza dubbio ma che non rendono giustizia alla maestosità di questa uva. Al contrario una vendemmia tardiva potrebbe sacrificare l'innata freschezza a favore di un tenore zuccherino più accentuato e una scia alcolica troppo "ingombrante". “In media stat virtus”, dicevano i Romani e l'abilità del vigneron si gioca sull'individuare l'esatto momento, quell'ora X in cui il nostro vitigno è pronto per regalare ai suoi estimatori la sua natura più intima e preziosa.

Per quanto riguarda la vinificazione in senso stretto, il mondo dei produttori si divide in chi preferisce seguire l'esempio francese, ottenendo quindi un vino cremoso e fortemente aromatico e chi invece predilige esaltare lo slancio e la seducente freschezza del Viognier. Nel primo caso il modus operandi in cantina vedrà una breve sosta nell'acciaio e un affinamento di qualche mese nel legno di rovere. Nel secondo invece i grappoli, dopo la criomacerazione, avranno modo di riposare nell'assoluta sterilità del metallo che notoriamente nulla dà e nulla toglie ai caratteri varietali tipici dell'uva.

Caratteristiche organolettiche del vino

Il Viognier è un vino che si annuncia allo sguardo con un brillante e luminoso giallo paglierino. Al naso rivela un interessante bouquet che da un'iniziale scena floreale sfuma in una verve aromatica dettata da profumi fruttati molto intensi. Il mughetto, i fiori di limone e l'aristocratica gardenia incontrano l'aroma dell'uva spina e della pesca e sono ravvivati da un leggero sentore di anice stellato. Il palato è rivestito da un sorso rotondo e da una beva fresca e piacevole. Mediamente strutturato sul finale svela una calda nota di albicocca.

Curiosità

Gli addetti del settore amano chiamare questo vitigno "Galopine" ovvero monello per sottolineare la sua natura volubile e a tratti inafferrabile. Prezioso ed elegante, è uno dei pochi bianchi che fa della versatilità il suo biglietto da visita. Si abbina infatti a ricette nostrane, primi leggeri, taglieri di formaggi freschi ma è capace di esaltare l'asparago, uno dei vegetali più difficili da abbinare a un vino, e di sottolineare le note intense di cucine particolari come quella thailandese o sudamericana.
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