Catalogo Ruché

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Ruchè di Castagnole Monferrato 'Genesi' Sant'Agata 2018
sant'agata Ruchè di Castagnole Monferrato 'Genesi' Sant'Agata 2018

Vino rosso raro e di incredibile equilibrio gustativo realizzato quasi completamente con uve Ruché. All’olfatto apre ad ampi sentori fruttati e di spezie orientali quali cardamomo e cumino. Sorso morbido e caldo.

Ruchè di Castagnole Monferrato 'Na Vota' Sant'Agata 2022
sant'agata Ruchè di Castagnole Monferrato 'Na Vota' Sant'Agata 2022

Vino rosso di grande equilibrio ed armonia, dal sorso secco anziché tipicamente dolce. Da qui la scelta “una volta” (dal dialetto piemontese) per questa etichetta. All’olfatto apre a ricche sensazioni fruttate mature di sottobosco e caratteristiche note floreali.

Ruchè di Castagnole Monferrato 'Pro Nobis' Sant'Agata 2019
sant'agata Ruchè di Castagnole Monferrato 'Pro Nobis' Sant'Agata 2019

Elegante vino rosso da uve Ruché che si lascia ammirare alla vista in color rosso rubino. Al naso affiorano intensi sentori speziati, fruttati e minerali. La prolungata fermentazione sulle bucce in legno conferisce al palato tannini morbidi ed una finale persistente.

GR
2 bicchieri
GD
92/100
Grappa di Ruché Antica Distilleria di Altavilla
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Artigianale

È chiamato il "vino del parroco" ma anche "il principe del Monferrato": è il Ruché, un vitigno autoctono piemontese che gli esperti definiscono affascinante e misterioso. Questa varietà a bacca rossa deve la sua riscoperta alla volontà di proporre a livello nazionale e internazionale il pregio e la raffinatezza di terroir italiani unici e irripetibili.

Il Ruchè: storia di un vitigno enigmatico

Le origini del Ruche sono avvolte dal mistero. Le prime tracce documentali sono frammentarie e a volte confuse. Stabilire con esattezza il luogo di nascita è pressoché impossibile ma gli studiosi hanno formulato delle ipotesi, alcune delle quali molto accreditate. Partiamo dal nome così particolare.
Secondo alcuni deriverebbe dal fatto che questi filari crescono soltanto sul terreno roccioso del Monferrato, chiamato localmente "roche".
Secondo altri invece l'appellativo deriva semplicemente da una temibile infezione virale, il roncet, che alla fine dell'Ottocento attaccò e distrusse i vigneti della zona. L'unico vitigno che sopravvisse alla temibile epidemia fu appunto il nostro Ruché.

L'alone di mistero che avvolge questi grappoli non finisce qui. Secondo alcune testimonianze storiche e bibliografiche, questa uva è nata in maniera spontanea sulle colline astigiane, avvalorando quindi l'ipotesi che sia un vitigno autoctono sin dalla sua genesi. L'ultima teoria invece le regala un frammento di Dna francese perché sostiene che il Ruchè, nato in Borgogna, sia stato introdotto in Italia da parte dei frati cistercensi del monastero di San Rocco, situato a Portacomaro o forse a Castagnole Monferrato. I religiosi lo coltivarono con successo fino all'epidemia di filossera che ne mise a rischio l'esistenza nei primi anni del Novecento.

Quello che sappiamo con certezza è che la sua riscoperta è dovuta all'opera del parroco di Castagnole Monferrato, Don Giacomo Cauda, che, alla fine degli anni Settanta, si impegnò talmente tanto nella valorizzazione di questa uva da arrivare a ottenere la DOC nel 1987 e la DOCG nel 2010. Oggi il Ruchè vino è prodotto nella misura di circa 300.000 bottiglie all'anno da 15 coltivatori della zona, riuniti in un Consorzio.

 

Le aree di coltivazione del Ruché

Il Ruché è coltivato in una ristretta zona nei dintorni di Castagnole Monferrato e in qualche piccolo vigneto della provincia di Alessandria. Secondo il disciplinare di produzione, la DOCG è limitata a sette comuni: Montemagno, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo, Viarigi, Castagnole Monferrato e Grana.

Caratteristiche del territorio

Nella zona del Monferrato i vigneti si estendono lungo le dorsali collinari. È un terroir unico nel suo genere in quanto gode delle influenze benefiche che derivano sia dal mare sia dalle Alpi. Le catene montuose proteggono queste zone dall'eccessivo freddo che proviene dal Nord e inoltre costituiscono una barriera formidabile per le precipitazioni. Questo aspetto riveste un'importanza fondamentale nella coltivazione del Ruché in quanto è un'uva che teme l'eccessiva piovosità che potrebbe mettere a rischio l'allegagione ovvero la fase iniziale dello sviluppo delle bacche. Le estati sono miti, asciutte, perfette per portare gradualmente a maturazione i grappoli.

Il suolo del Monferrato è roccioso e calcareo. Poco fertile, conserva strati in cui ancora è possibile ravvisare un arcaico ricordo della presenza del mare. Il terreno, di aspetto chiaro e ricco di limo, diventa all'improvviso scuro e sabbioso.

 

Caratteristiche ampelografiche dell'uva

La foglia del Ruché è più larga che lunga. Le foglioline apicali sono lucide, giallastre con i bordi che richiamano un bel bordeaux. La foglia adulta invece si presenta con verde chiaro quasi opaco ed è generalmente trilobata o pentalobata. Il grappolo ha una grandezza medio-grande, ha una forma a cilindro allungato ed è molto compatto soprattutto nella parte mediana.

Gli acini, piccoli e sferoidali, hanno una buccia nero-blu spessa e ricoperta da pruina. Il sapore è leggermente aromatico. Il Ruché è un vitigno molto resistente. Può passare indenne attraverso infezioni fungine come la peronospora e le muffe ma teme l'oidio. Il fungo che lo provoca, l'Ascomycota, riesce infatti ad attaccare la pianta, mettendone a rischio il futuro sviluppo.
È un'uva che matura rapidamente e altrettanto rapidamente aumenta la concentrazione zuccherina negli acini. Questa caratteristica la espone agli attacchi delle vespe, temibili nemici che mettono a repentaglio l'intera vendemmia.

 

Vinificazione del Ruché

Il Ruché è un vino che sta conquistando i palati anche più recalcitranti, abituati a gusti più "internazionali". Può essere vinificato in purezza o, secondo quanto stabilisce il disciplinare di produzione, può nascere da un assemblaggio composto dal 90% di Ruché e un 10% costituito da uve Barbera o Brachetto. Le viti sono allevate generalmente a guyot e la vendemmia è tardiva ovvero i grappoli vengono raccolti quando hanno raggiunto una leggera surmaturazione e quindi una maggiore concentrazione di zucchero e tenore alcolico.

In cantina il mosto, dopo la pressatura e la fermentazione, può affinare sia in vasche d'acciaio sia in botti di rovere. La scelta è a discrezione del produttore e dipende in larga parte dalle sue convinzioni. C'è chi è convinto che il legno non riesca a mantenere intatti i caratteri varietali del Ruché e chi invece ritiene che il rovere sia un materiale perfetto per preparare questo vino a un potenziale invecchiamento. Qualunque sia il metodo prescelto, il Ruchè è pronto per essere commercializzato dopo un breve riposo in bottiglia.

 

Caratteristiche organolettiche del vino

Il Ruché nel calice ammalia lo sguardo con un rosso rubino profondo e passionale. Al naso svela trame imponenti di note fruttate e floreali, rese ancora più profonde da un inedito quanto piacevole sentore terroso. In bocca è muscolare, scattante, pieno di verve, ed è dotato di una freschezza che rinfranca lo spirito e solletica le papille gustative. È il rosso ideale delle tavole quotidiane, perfetto con primi corposi, taglieri di formaggi stagionati e succulente carni rosse alla griglia.

 

Curiosità sul vino Ruché

Mario Soldati, famoso scrittore e regista italiano nonché grande estimatore di questo vitigno, nel 1975 scrisse in una lettera che " ... questo vino così misconosciuto ma simpatico, dapprima destinato alla tavola delle feste, sta lentamente scomparendo". Pochi anni ancora e il parroco di Castagnole avrebbe rimescolato le carte in tavola, regalando al panorama enologico italiano un autentico capolavoro di gusto e ed eleganza.

 

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