Barone di Serramarrocco

Non tutti i mali vengono per nuocere”. È una frase che tutti, prima o poi, abbiamo sentito – probabilmente non in situazioni felicissime –.

Non è mai facile guardare il lato positivo delle cose. Spero però che questa breve storia possa darvi qualche motivo in più per farlo.

Siamo nel 1624 e la Sicilia è invasa dalla peste. A Salemi, un piccolo comune dell'isola, il capo di giustizia Don Giovanni Antonio Marrocco y Orioles si distinse per il suo coraggio e per la sua caparbietà nel tentativo di salvare la popolazione e sconfiggere l'epidemia.

L'eroico gesto non venne ignorato, infatti, Sua Maestà il Re Filippo IV di Spagna e di Sicilia, elevò la signoria di Serramarrocco in baronia, concedendo inoltre un “feudo reale” come ricompensa. La scelta del feudo da parte del Re non fu casuale, poiché quel feudo – definito appunto reale – era destinato alla produzione dei vini per la corte di Sicilia. Già all'epoca, infatti, era nota la qualità delle uve che produceva.

Oggi da quelle stesse terre nascono i vini di Serramarrocco, grazie agli sforzi Marco di Serramarrocco, che, terminata la carriera di broker a Londra nel 2001, è tornato in Sicilia iniziando il progetto di riordino fondiario del fulcro dell’ex feudo.

Situata sulla costa occidentale dell’isola, alle pendici del monte Erice a circa 400 m s.l.m., l’azienda ricade in quel tipico territorio di media collina siciliana, circondato da aree boschive e caratterizzato da terreni con una lieve pendenza, ma di particolare fertilità.

L’elevata escursione termica e le brezze marine provenienti dalla costa, concorrono a moderare le temperature estive del luogo ed a mitigarne gli inverni. Le ideali condizioni microclimatiche, unite alle caratteristiche pedologiche dei terreni, consentono di produrre vini di propria componente organolettica e di rara eleganza.

Trapani con Marsala, Erice e Salemi, costituisce da secoli uno dei comprensori più interessanti per la coltivazione della vite nel Mediterraneo, tanto che in alcune zone, i vitigni raggiungono i seicento metri su livello del mare.

Un territorio, quello siculo, che da sempre è votato alla coltivazione dell'uva e alla produzione vitivinicola. Infatti, già nella prima metà del 1800 la superficie superava i 15.000 ettari di vigneti ed era noto come un agglomerato di domini feudali particolarmente vocati alla coltivazione della vite. Oggi, con i suoi 66.000 ettari di vigneti, Trapani è la provincia con la più vasta superficie vitata d'Europa.

Tra i vini più apprezzati dai consumatori e che hanno ottenuto ottimi riconoscimenti dalle guide più autorevoli del settori vi sono il Nero d’Avola “Baglio di Serramarrocco”, il Pignatello “Sammarcello”, il “Serramarrocco” ottenuto dal blend di uve Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, il “Grillo del Barone” ed il “Quojane di Serramarrocco”.

Tra i vitigni più coltivati oggi si possono annoverare Pignatello, Nero d’Avola, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Zibibbo, Grillo ed altre varietà autoctone a scopo sperimentale.

Si è prestata, inoltre, grande attenzione sia al recupero di un vecchio vigneto - discendente da barbatelle di uno storico Chateau di Bordeaux- sia alla selezione dell’innesto e piantumazione di giovani vigne autoctone. Tutto questo in virtù dell’orientamento produttivo dedicato a valorizzare la variabilità ambientale, in modo da poter meglio coniugare il rapporto vitigno - territorio al fine di realizzare vini di spiccata tipicità.

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