Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Viticoltura eroica all’ombra del Vesuvio

di Valerio Sisti 01/07/2017
Viticoltura eroica all’ombra del Vesuvio Viticoltura eroica all’ombra del Vesuvio

Furore è un sostantivo maschile che indica uno sconvolgimento, un’emozione violenta, inaspettata e repentina. Furore è stato un programma televisivo di successo. Furore è anche un Comune, posto tra Amalfi e Positano, in uno dei tratti di mare più suggestivi e belli d’Italia.

Furore però è anche un vino, sia bianco che rosso, prodotto proprio nelle zone limitrofe al Comune, nell’area della Costiera Amalfitana da cui prende la DOC Furore.

Tramonti e Ravello sono infatti le sottozone, indicabili in etichetta e spesso utilizzate per nominare il vino stesso, della Denominazione Costa d’Amalfi, che raggruppa tutti i vini prodotti in Costiera.

 

Un’azienda su tutti ha saputo comunicare a dovere le qualità di un’intera area produttiva: Marisa Cuomo. Una donna, un nome conosciutissimo, dei vini di assoluto pregio.
Prima di parlare dei vini dell’azienda, torniamo alla costa, al mare, alle scogliere a strapiombo sul blu.

 

Quando si parla di viticoltura eroica si cita spesso l’Alto Adige o la Valtellina, a volte la Valle d’Aosta, i più chic menzionano le Cinque Terre, chi ha viaggiato per vigneti pensa alla Mosella o al Reno. Tutti esempi calzanti, giacché sono tutte realtà dove fare il mestiere di vignaiolo non è esente da rischi professionali notevoli, o comunque richiede attrezzature che nulla hanno a che invidiare alle dotazioni degli scalatori di alta quota. Quando si pensa al Sud Italia invece, alla Costiera Amalfitana, si è portati a pensare al mare, al sole, ai limoni e ai colori, alle maioliche e ai profumi, al cibo, alla tavola imbandita. Provate a digitare su Google “vigneti a Furore”, poi dimenticatevi di aver scritto Furore, non prestate attenzione al mare sottostante, guardate solamente le vigne. Sorpresa: "viticoltura eroica all’ombra del Vesuvio".

Anche qui fare vino può essere un mestiere complicato; anche qui, come in tutti i luoghi dove la natura complica la vita, la natura stessa sa poi donare frutti generosi. Nel caso specifico della Costa d’Amalfi, di frutti ne dona molti, tra cui l’uva, di molte varietà diverse. Le uve autorizzate per produrre i vini a denominazione sono infatti molte, tutte locali. La Falanghina è la più conosciuta tra le varietà a bacca bianca, ma da sola non basta, le si affianca infatti generalmente anche la Biancolella, uva tipica amalfitana e dell’isola d’Ischia. Fenile, Ginestra, Pepella e Ripoli sono altre uve autoctone che spesso completano l’uvaggio.

Piedirosso, conosciuto anche come Per’e Palummo, Aglianico e Sciascinoso sono i principali vitigni a bacca rossa, che danno origine al Costa d’Amalfi rosso, anche nella sottozona Furore.

 

Con una varietà di uve tale, è impensabile dare una definizione univoca del vino che ne deriva. Le generalizzazioni sono spesso sbagliate, in questo caso potrebbero essere addirittura fuorvianti. Considerato inoltre che l’assaggio è sempre la parte più piacevole del mestiere del Sommelier, mi limito a consigliarvi quello di oggi che, come anticipato, è con i vini di Marisa Cuomo