Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Toscana: il Sangiovese

di Valerio Sisti 09/02/2017
Toscana: il Sangiovese Toscana: il Sangiovese

Proseguiamo le escursioni regionali nell’Italia del vino e, dopo Friuli e Piemonte, atterriamo in Toscana, una delle regioni vitivinicole Italiane di maggior produzione e pregio. Avevamo già parlato di Bolgheri in un articolo di qualche tempo fa, ora proveremo a fare un ragionamento più generale sull’intera regione.
Generalizzare non è mai facile, in Toscana un modo efficace però c’è: il Sangiovese.
Sangiovese o Sangioveto, come spesso è ancora chiamato, è il vitigno principe dell’Italia centrale e soprattutto delle terre di Toscana, dove la fa davvero da padrone in ogni denominazione. Trattasi di un vitigno la cui paternità è rivendicata da entrambi i lati degli Appennini, i romagnoli lo considerano autoctono, i toscani non vogliono nemmeno considerare la possibile nascita del Sangiovese fuori dalla loro terra. È probabile che effettivamente siano toscani i natali del Sangiovese, al di là di questo è fuori di dubbio che oggi sia il vitigno più coltivato in regione.

Ci sono molti cloni autorizzati alla coltivazione, tutti però possono essere raggruppati in due famiglie, quella del Sangiovese grosso e quella del Sangiovese piccolo, a seconda della dimensione degli acini del grappolo. Il grosso è più tipico in Romagna, il piccolo in Toscana, tuttavia il più celebre dei vini toscani, il Brunello di Montalcino, deriva proprio dall’utilizzo di un clone di Sangiovese grosso, che a Montalcino da sempre chiamano Brunello. Praticamente tutti i vini toscani hanno come base ampelografica il Sangiovese, citiamo ad esempio il Chianti Classico, il Chianti con le sue varie sottozone, il Nobile di Montepulciano, il Morellino di Scansano, solo per citare gli storici. Andrebbe menzionato anche il Carmignano, che in effetti è composto prevalentemente di Sangiovese, questa piccola denominazione tra Firenze Empoli e Pistoia, gode però di una peculiarità unica. Nel disciplinare di produzione è contemplato obbligatoriamente anche il Cabernet Sauvignon. L’uva Franceisa, come la chiamavano prima della genetica, è parte del patrimonio del Carmignano, da quando Caterina de Medici andò sposa al Re di Francia, nel ‘500, e riportò poi in Patria l’uva transalpina.
Di altre storie interessanti ne andrebbero narrate molte, come quella del Vinsanto e del suo particolare metodo di produzione, del Gallo nero simbolo del Chianti Classico, degli inglesi e americani che hanno battezzato una certa gamma di vini Super Tuscan, un nome che non rientra in nessuna codifica ufficiale, ma che è ben compreso dagli appassionati di tutto il mondo.

Nei prossimi articoli dedicheremo il giusto spazio a ciascuna di queste peculiarità toscane. Ora però dobbiamo trovare una conclusione degna a questo pezzo, compito effettivamente non facile.
Un finale adeguato potrebbe essere questo: la Toscana è come il big bang, come per la genesi del cosmo tutto si sviluppò da un unico punto, anche in Toscana tutti i vini, per quanto diversi tra loro, si sono sviluppati sulla base di un unico punto comune: il Sangiovese
E adesso un assaggio adeguato. Ecco alcune Cantine: Tenuta San Guido, Fattoria le Pupille, Aia Vecchia, Marchesi Antinori, Ca’ Marcanda, Cantina di Montalcino, Folonari, Nunzi Conti, Poggio Trevvalle, Vignaioli del Morellino di Scansano, Il Poggione, Le Macchiole ..

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