Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Slow Food

di Valerio Sisti 13/10/2017
Slow Food Slow Food

Alcune idee precorrono i tempi, a volte le menti partorienti muoiono sole e in povertà, a volte no. Van Gogh morì povero e matto, a Modigliani non andò meglio, oggi entrambi sono all’apice dell’umano sentire nelle arti figurative. A Carlo Petrini è andata meglio, intanto perché non è ancora morto, anzi è molto vivo, in secondo luogo perché la sua idea non ha dovuto attendere molto per diventare vincente e unanimemente riconosciuta come tale. La sua idea oggi si chiama Slow Food, tutti la conoscono e la chiocciola è un marchio famoso nel mondo. Ma ci fu un tempo in cui Slow Food non si chiamava Slow Food.
Siamo negli anni 80 del secolo XX, un decennio che vede la progressiva spoliticizzazione della vita pubblica in favore di benessere e consumo. È un processo lento che parte dal boom economico degli anni sessanta e che culmina un ventennio dopo con l’apoteosi del microonde e dei cibi prefabbricati da riscaldare. La donna è in carriera, il design arreda le case, ma la credenza è sempre più vuota di materie prime e sempre più piena di cibi pronti. È in questo contesto che nasce il Gambero Rosso, inserto del quotidiano Il Manifesto. Petrini insieme ad altri partecipa alla sua nascita. Sempre negli anni ottanta il giornalista fonda la “Libera e Benemerita Associazione Amici del Barolo. Sono momenti bui per il vino italiano, sono gli anni dello scandalo del metanolo, delle morti a causa del vino, sono gli anni in cui l’Italia enologica tocca il picco più basso. Nessuno si salva, nemmeno il vino italiano più famoso, anzi in quegli anni il Barolo vede la sua fama precipitare molto più di altri prodotti nostrani. Petrini pensa che bisogna fare qualcosa per risollevare morale e sorti del settore e fonda la sua associazione che nel 1986 si trasformerà in Arci Gola.

Accade poi che in Italia apra, a Milano, il primo fast food in stile americano, con le stesse modalità a stelle e strisce vengono serviti panini, patatine e bibite a velocità e quantità inimmaginabili precedentemente. È lo stile di vita fast, veloce, immediato, tutto orientato al futuro. Petrini cambia il nome della sua Associazione che diventa, proprio in antitesi a quel modo di vedere la vita, Slow Food, il cibo lento.
Un’idea geniale non è solo quella buona, è anche, forse soprattutto, quella che arriva prima, quella che precorre i tempi di quel tanto che basta per diventare, al momento giusto, punto di riferimento. Oggi difatti, mentre nascono talent e programmi televisivi uno dietro l’altro sul mondo del cibo e della cucina, oggi che gli chef sono le nuove star della vita pubblica, Slow Food si gode la sua posizione privilegiata di essere punto di riferimento inamovibile di un certo mondo

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