Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Parliamo di Vini Rossi Frizzanti: il Lambrusco

di Valerio Sisti 10/10/2020
Parliamo di Vini Rossi Frizzanti: il Lambrusco Parliamo di Vini Rossi Frizzanti: il Lambrusco

Negli ultimi dieci o quindici anni si è assistito ad una vera rinascita dei vini rossi frizzanti. Dal basso Piemonte astigiano, passando per l’Oltrepò pavese, fino a Piacenza, Parma e Modena è di casa il rosso con le bollicine. Un variegato lembo d’Italia, attraversato da un profondo fil rouge enologico che lega a sé ben otto Provincie di tre Regioni diverse.
Si parte dalle Barbera frizzanti dell’astigiano, del Monferrato e del pavese, dove troviamo anche molta Croatina, per poi passare al Gutturnio, blend di Croatina e Barbera, nel piacentino ed arrivare infine, con Parma e le sue colline, al Lambrusco, che poi ci accompagna fino a Mantova e Modena.

Proprio del Lambrusco ci soffermeremo a parlare, perché le sue infinite varietà fanno sì che ciò che viene indicato genericamente Lambrusco non sia in realtà un unico vino originario di un’unica area produttiva, bensì una famiglia di vini prodotti in diverse aree.
Il termine Lambrusco difatti non identifica un unico vitigno, ma una famiglia di diverse varietà che si riconoscono in un unico termine, la cui etimologia peraltro poco ha a che fare con il fatto che il vino sia “brusco”, che potrebbe essere inteso come frizzante. L’origine del nome, seppur in parte incerta, pare ormai chiaro abbia a che fare con la crescita spontanea della pianta, che si trovava spesso ai bordi dei corsi d’acqua, delle strade o dei fossi. Già Plinio il Vecchio, nel primo secolo dopo Cristo parlava di uva Lambruschia, collocandola nella medesima fascia di terra nella quale ancor oggi è coltivata. Fu invece lo studioso Andrea Bacchi che nel 1956, primo in età moderna, citò il Lambrusco in un suo trattato.
Nei secoli successivi e senza arrivare agli studi genetici di oggi, l’uomo iniziò a differenziare le varietà di pianta, chiamandole tuttavia sempre con il sostantivo Lambrusco al quale veniva aggiunto un secondo nome. Ecco che cominciamo a parlare di Lambrusco Grasparossa, nella zona di Castelvetro sulle colline modenesi, di Salamino nella zona di Santa Croce, frazione di Carpi, di Lambrusco di Sorbara, l’unico dal colore rosato, sempre in provincia di Modena. Risalendo la penisola troviamo l’Ancellotta o il Maestri, o ancora il Lambrusco Reggiano e nel mantovano quello di Viadana, o Viadanese. Questo solo per citarne alcuni, ai quali andrebbero aggiunti il Groppello Ruberti e tanti altri.

Tante varietà di pianta che solo alcune volte, è il caso della provincia di Modena, danno nome anche ad una denominazione, ma che nella maggior parte dei casi sono l’uvaggio, in purezza o in assemblaggio, del Lambrusco che si produce a Reggio, a Parma o a Mantova.
Di fatto c’è che si tratta di un vino rosso con le bollicine, siano esse frutto di un metodo Charmat o di un ancestrale, o addirittura di uno spumante da metodo classico.
Un vino dalle ottime doti di abbinamento, perché grazie alla frizzantezza, al buon tannino e all’acidità ben marcata è in grado di accompagnare tutti i piatti grassi e unti che non faranno bene al colesterolo, ma che tanto ci piacciono. La sua esile struttura lo rende inoltre un ottimo compagno per salumi e affini, come aperitivo o semplicemente come un buon calice fresco e dissetante.