I Viaggi di Giovanni

L’ospitalità del Chianti Classico

di Daniel Gutierrez 30/05/2022
L’ospitalità del Chianti Classico L’ospitalità del Chianti Classico

Cos’hanno in comune una vecchia casa abbandonata, un lettino lasciato per ore nel mezzo di un corridoio ospedaliero e il telefono staccato della cantina che hai prenotato per quel famoso weekend di vino? Nessuno di questi posti spicca per essere un posto accogliente.

 

Essere ospitali è qualcosa che fa parte della cultura italiana da sempre, dal caffè sospeso al digestivo della casa dopo il conto della cena, dal “stavolta offro io” al “no dai oggi offro io”, dal posto in più a tavola per il nuovo arrivato, al divano letto aperto all’ultimo minuto. 

 

Per come l’abbiamo descritto, essere ospitali è una cosa spontanea, non è un prodotto che si può comprare o un servizio che si può acquistare a comando, almeno non senza perdere di credibilità. Essere ospitali è quindi qualcosa che si offre a titolo gratuito, dove si invita un’altra persona a fare qualcosa insieme, che questo sia viaggiare, dormire o mangiare.

 

Oggi nel vino si parla tanto di essere ospitali, spesso e volentieri con ridondanti termini inglesi: hospitality manager, hospitality assistant, hospitality marketing e così via. Il problema è che essere ospitali e l’ospitalità potrebbero essere due cose ben diverse. Da una parte abbiamo un’attitudine spontanea che come abbiamo detto non si può acquistare, dall’altra invece esiste un sistema che ha l’obiettivo di farti sentire a tuo agio, anche se dietro questa intenzione c’è sempre una strategia e ovviamente un pagamento. La nostra domanda è: una cantina può fare solo ospitalità o deve anche essere ospitale?

 

Per essere ancora più chiari: se la cantina che vai a visitare fa il vino buono e il vignaiolo è alla mano ti senti ospitato e a tuo agio anche se il resto cade a pezzi e hai fatto mezz’ora di sterrato con il rischio di spaccare le gomme della macchina?

O dall’altro lato, ti senti a tuo agio se intorno è tutto costruito su misura per te, non c’è una virgola fuori posto, ma appena giri lo sguardo o chiudi il portafoglio i sorrisi scompaiono e sembra tutto una favola finita male?

 

Il rischio che il vino e il mondo che lo circonda sia inospitale è alto, e crediamo che il motivo di questo sia che trovare un giusto equilibrio tra il coltivare una naturale predisposizione per l’essere ospitali e il costruire una strategia e investimenti mirati, sia molto difficile. L’obiettivo finale crediamo sia sempre quello di essere il più autentici possibile con i propri valori, mettendosi allo stesso tempo nei panni di chi va a farsi un giro in cantina e che ha voglia di passare un bel momento.

 

Vallepicciola Cantina Botti 2

 

Ti chiederai perché questo tono leggermente critico? Siamo stati a visitare Vallepicciola, azienda situata a Castelnuovo Berardenga in provincia di Siena nel bel mezzo del Chianti Classico e ascoltando la storia dell’azienda e lasciandoci guidare nella degustazione dei vini, ci siamo chiesti quanto sia importante il ruolo dell’ospitalità nelle aziende di vino italiane.

 

Secondo noi purtroppo è un ruolo ancora marginale. Di tutte le aziende che abbiamo visitato negli ultimi anni, sono veramente poche quelle in cui ci siamo sentiti ospitati in modo autentico e allo stesso tempo accolti in una struttura valida e strutturata per farlo. Non neghiamo che si sta facendo un notevole passo avanti, almeno a livello italiano, ma forse è ancora troppo poco.

 

Siamo rimasti colpiti invece dell’ospitalità ricevuta a Vallepicciola, che è stata impeccabile e come dicevamo prima, ci ha presentato un giusto equilibrio tra l’essere spontaneamente ospitali e una strategia fatta di investimenti e ragionata su misura del cliente che viene in azienda, senza esagerare. Tutto il personale era molto preparato sul vino e contento di raccontare la storia dell’azienda attraverso ogni piccolo gesto; abbiamo osservato anche altri gruppi di persone, più o meno esperti di noi, e ognuno viene capito e trattato in base a ciò che cerca e ciò che sa, con gentilezza e senza spocchia. Dall’altra parte l’azienda è strutturata in modo che tutto funzioni alla perfezione. Una struttura inaugurata da pochi anni, spazi grandi per accogliere tutte le persone che vengono a visitare, formazione del personale, una vista mozzafiato sulle colline chiantigiane e una cantina scenografica, oltre che funzionale alla produzione del vino.

 

Ci piace ribadire questo aspetto perché da Vallepicciola ci siamo rilassati, abbiamo scoperto qualcosa di nuovo sul territorio e abbiamo bevuto un buon bicchiere di vino. Un posto dove torneremmo volentieri e dove ci siamo sentiti a nostro agio, appunto, ospitati.

 

Non è questo uno dei principali obiettivi del vino?

 

Ci sentiamo di fare esplicitamente questa domanda perché gli snob del vino potrebbero storcere il naso davanti a un’azienda che in uno dei territori più storici del vino italiano come il Chianti Classico, ha aperto i battenti solo pochi anni fa. Potrebbero storcerlo ancora di più davanti a vigneti coltivati si a Sangiovese, ma anche a Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Pinot Nero, da cui si produce anche un metodo classico. Potrebbero essere perplessi davanti a una grande struttura costruita da zero nel mezzo di armoniche colline.

 

Anche noi ci abbiamo messo un po’ a capire le motivazioni di queste scelte, ma crediamo che possano essere legittime e al pari di molte altre e sicuramente fanno parte di un pensiero e un percorso verso un obiettivo preciso e predeterminato. D’altra parte ogni territorio del vino ha le sue particolarità e contraddizioni. Quante aziende nel Chianti Classico sono effettivamente di proprietà italiana? E quante di queste aziende hanno iniziato progetti architettonici di costruzione o ristrutturazione veramente imponenti nel mezzo di un contesto principalmente naturale? Quanto si può dichiarare tradizionale la produzione di un vino che è evoluto molto negli anni (giustamente e per fortuna) ma che storicamente fino a 50 anni fa era prodotto con poca attenzione alla qualità e con addirittura uvaggi bianchi? E il Chianti Classico non vede forse anche nel supertuscan un ribelle, se così vogliamo chiamarlo, che con i vitigni internazionali ha avuto il merito di portare la toscana a vendere milioni di bottiglie in tutto il mondo?

 

Vallepicciola Cantina Botti 3

 

Dopo essere stati ospitati a Vallepicciola e aver degustato i vini ci sentiamo di promuovere un’azienda che continua a investire sul territorio, sul vino, sulle persone e a nostro avviso sta creando una bellissima realtà che porta il turismo internazionale a mettere la lente d’ingrandimento su un grande territorio del vino italiano.

 

Se passate dal Chianti Classico, vi consigliamo di fare una visita e di provare 3 bottiglie che ci sono piaciute e che trovate anche su Winepoint.it:

 

Metodo Classico 100% Pinot Nero - ottimo spumante per un’aperitivo o per un calice prima del pasto. Note fresche e floreali, sapido e lungo in bocca, apre la strada alla degustazione dei vini successivi e chiama l’abbinamento con il cibo

 

Chianti Classico Annata 100% Sangiovese - si nota subito la vocazione del territorio per questo vitigno, che nella sua versione più giovane e immediata mostra subito una bella intensità e un’ampiezza di aromi di frutti rossi. In bocca un buon equilibrio tra tannino e acidità invitano a berne subito un’altro sorso.

 

Toscana IGT 100% Merlot - un’interessante interpretazione del territorio, a nostro avviso ben riuscita, frutta matura, erbe aromatiche e leggerissima vaniglia e cacao sullo sfondo, corpo sostenuto da un buon equilibrio e un piacevole retrogusto.