I Viaggi di Giovanni

L’eccellenza del Cannonau nella terra dei Mamuthones.

di Daniel Gutierrez 09/09/2022
L’eccellenza del Cannonau nella terra dei Mamuthones. L’eccellenza del Cannonau nella terra dei Mamuthones.

Una delle qualità che rende il vino unico rispetto ad altre bevande è la capacità di evolvere nel tempo. Questo è evidente quando si assaggia la stessa bottiglia appena aperta e poi mezz’ora dopo, o quando si assaggia lo stesso vino appena imbottigliato oppure con qualche anno sulle spalle; il cambiamento è sempre abbastanza evidente.

 

Per questo motivo acquistare una bottiglia per tenerla in cantina o per farla invecchiare e berla dopo qualche mese/anno è un’usanza tipicamente legata al vino che porta all’inevitabile conseguenza che di bottiglie se ne bevono sempre meno di quelle che vengono prodotte. Alcune bottiglie restano nella cantina dell’azienda produttrice, altre nelle cantine di enoteche e ristoranti, altre ancora nelle cantinette private di milioni di persone in giro per il mondo.

 

Che si beva sempre meno vino di quanto ne viene prodotto è sempre stato quindi un dato di fatto che negli ultimi anni si sta però sempre più accentuando, soprattutto come conseguenza delle abitudini di consumo dei giovani e giovanissimi. Si preferisce la qualità alla quantità anche a prezzi più alti, c’è un’attenzione crescente al grado alcolico, che nel vino a causa del cambiamento climatico si sta invece sempre più alzando, e si cerca un prodotto più facile da bere che allo stesso tempo sia il più sostenibile possibile.

 

Quindi cosa rende il vino una bevanda interessante? In mezzo a dei consumatori che ne sembrano sempre meno interessati?

 

L’intuizione mi è arrivata mentre riguardavo per la seconda volta la serie Breaking Bad, forse la migliore serie TV di sempre per il sottoscritto ma anche per gran parte di fan e appassionati di cinema e televisione. In una delle puntate il protagonista, Walter White, un professore di chimica che si trova per varie motivazioni a produrre metanfetamina clandestinamente, ragiona sugli elementi che compongono il corpo umano. Idrogeno, ossigeno, carbonio e altri in percentuali diverse che razionalmente vanno a comporre il 99,99% del totale; il dilemma sorge quando il restante 0,01% che rimane per arrivare a 100, sembra non essere nessun elemento della tavola periodica bensì qualcosa di immateriale, ovvero l’anima.


Partendo da questa versione romantica del corpo umano, la cui veridicità non ci occupiamo di verificare a livello scientifico, potrebbe essere paragonabile alla composizione del vino. 80% d’acqua, 15% di alcol e poi acidi, glicerina, zuccheri, minerali e tantissime altre microsostanze che insieme andrebbero a comporre il 99,99% del vino. Lo 0,01% rimanente potrebbe essere un insieme di elementi tanto determinanti quanto intangibili: la natura, la passione del vignaiolo, un’idea di vino, o un’interpretazione del terroir.

 

Questo matematicamente insignificante 0,01% è forse quello che rende il vino una bevanda dinamica, un liquido capace di avere milioni di sfumature diverse, un prodotto che non stanca mai e che può e deve essere valorizzato così da essere sempre interessante, per qualsiasi tipo di pubblico e consumatore.

 

Sedilesu cannonau Sardegna visita cantina

 

Lo scorso Agosto siamo stati in Sardegna a visitare l’azienda Giovanni Sedilesu, una delle storiche cantine con sede a Mamoiada, paese nel cuore della Barbagia, entroterra sardo in provincia di Nuoro, circondato dal supramonte di Oliena e dai monti del Gennargentu.


Mamoiada è conosciuta principalmente per essere casa di una delle usanze più misteriose e affascinanti dell’Italia. Ogni anno, in occasione della festa di sant'Antonio il 17 Gennaio, sfilano per la città Mamuthones e Issohadores. I primi sono uomini col viso ricoperto da una maschera nera dai rozzi lineamenti, vestiti con pellicce scure e con campanacci appesi alla schiena. I secondi sono uomini vestiti in corpetto rosso, maschera bianca, pantaloni bianchi e un piccolo scialle. I Mamuthones procedono a passo cadenzato con fatica e in silenzio scuotendo i campanacci mentre gli Issohadores danzano dando ritmo al corteo e indirizzando i Mamuthones in un verso o nell’altro. Ci sono diverse teorie rispetto alle origini e ai significati di questa usanza ma sta di fatto che grazie al suo fascino attrae molti turisti e curiosi da tutto il mondo.

 

sedilesu bottiglie visita cantina

 

Quando arriviamo in cantina ci accoglie Salvatore che con il fratello Francesco e la sorella Antonietta porta avanti il lavoro del padre Giuseppe, che insieme alla moglie Grazia, ancora partecipano tramandando la conoscenza della terra Mamoiadina e della coltura di due vitigni autoctoni sardi, il Cannonau e la Granazza, che qui sono di casa da secoli, e che oggi rappresentano l’eccellenza del vino Sardo.


Salvatore ci racconta che il padre Giuseppe inizia da giovane ad acquistare la vigna sia per passione ma anche seguendo il consiglio di un amico che vede nel vino un grande potenziale. Il vino prodotto viene quindi venduto come sfuso fino al 2000, quando il nuovo millennio e un’intuizione fanno imbottigliare il primo esemplare di “Mamuthone”, un Cannonau in purezza. I venti anni successivi sono quelli che determinano il successo dell’azienda Sedilesu che premio dopo premio e annata dopo annata aumenta la produzione e da un’azienda gestita nei momenti disponibili dopo il lavoro, diventa un’attività a tempo pieno per i tre fratelli e tutte le loro famiglie.

 

 

Con Salvatore visitiamo la cantina, andiamo a fare un giro tra gli appezzamenti di altitudini e età diverse, mangiamo insieme e assaggiamo tutti i vini disponibili. A fine visita abbiamo due impressioni: la prima è che il 99,99% del vino, la componente concreta, fatta di ricerca e lavoro impeccabile in vigna e in cantina non manca. Allo stesso tempo avvertiamo con forza anche quell’intangibile 0,01% di cui parlavamo prima, e anche se non sappiamo esattamente cosa sia: se la passione dell’intera famiglia, la forte connotazione territoriale dell’azienda o il lavoro meticoloso di ascolto della natura; in ogni caso crediamo sia la parte determinante del lavoro e dei vini di questa fantastica azienda che vi consigliamo di visitare e di cui vi suggeriamo 4 bottiglie che ci sono rimaste impresse, e che trovate disponibili su Winepoint.it:

 

 

Granazza “Sulle Bucce” 2019: Dalla macerazione delle uve Granazza ne viene fuori un vino bianco, che qualcuno chiama anche Orange Wine, intenso e complesso, dagli aromi ampi e stratificati di macchia mediterranea, erbe aromatiche, fiori e frutta candita. Non è un vino per tutti, ma è imperdibile per tutti gli amanti dei macerati.

 

Cannonau di Sardegna “Sartiu” 2019:  “Sartiu” è il ritmo di un ballo Mamoiadino e questo giovane cannonau d’annata ne rappresenta l’espressione più fresca e dinamica. Pronto da bere subito, al naso riproduce sentori di frutta matura, spezie dolci, caffè e tabacco. Imperdibile.

 

Cannonau 'Mamuthone' 2019: Icona dell’azienda che porta la cultura e la tradizione del territorio in giro per il mondo. Numerosi premi sono l’abitudine di questo Cannonau che riproduce sentori fruttati, che richiamano gli aromi di marasche e ciliegie oltre a profumi di rose ed eucalipto.

 

Cannonau Riserva 'Ballu Tundu' 2015: La forza e l’eleganza del Cannonau viene sprigionata in questa riserva che consigliamo come must-have nella cantina di tutti. Da vigneti di 80-120 anni ne risulta fuori un vino che è un continuo ossimoro, potente ma delicato, complesso ma immediato, ricercato ma territoriale, pronto a sorprendere ad ogni sorso.