Articoli del Sommelier Valerio Sisti

La vita della Vite

di Valerio Sisti 06/08/2016
La vita della Vite La vita della Vite

La pianta della Vite, della famiglia della Vitis Vinifera, ovvero quella che porta grappoli il cui succo è adatto alla produzione di vino, è di origine europea, probabilmente caucasica, ed è l’unica tipologia di pianta Vite adatta alla produzione di vino.
La vite americana, ad esempio, sviluppatasi nel nuovo mondo, produce uva adatta alla tavola, ma non alla produzione di vino.
La vite ha un suo ciclo annuo, dopo la maturazione dei grappoli, pian piano perde le foglie, d’inverno si arresta la sua attività, che invece riparte in primavera con il germogliamento, la formazione dei nuovi tralci verdi, la formazione dei fiori, da questi agli acini e dai piccoli acini verdi ai bei grappoli di uva verdognola, giallastra o violacea, che poi ci regala tanti buoni vini.
Pur essendo una sola famiglia, le varietà conosciute sono tantissime, alcune perdono i loro natali nella notte dei tempi, altre sono frutto di incroci naturali o addirittura avvenuti in laboratorio.

Pertanto quando parliamo di Chardonnay, di Moscato, di Sauvignon o Sangiovese, stiamo parlando di una varietà di Vite, varietà della pianta.
La Vite non ha solo un ciclo annuo di produzione, la sua vita è segnata anche da un ciclo che è detto appunto ciclo vitale della Vite. Difatti alla nascita della piantina, una volta creato il vigneto, la vite per i primi tre anni non produce uva, si sviluppa, cresce, ma non fa vino.
Poi comincia la produzione di grappoli, una produzione che diventa sempre più consistente, e che rimarrà sostanziosa fino ai 25 anni circa di vita della pianta. Un periodo di quasi cinque lustri, in cui la Vite da tutta la sostanza di cui è capace.
In passato, arrivate a quell’età, le piante venivano sostituite da altre Viti più giovani, il vigneto veniva rinnovato in continuazione, sostituendo piante giunte alla soglia fatidica dei 25 anni, con altre barbatelle di Vite giovani e pronte a sfornare uva in quantità.
Perché dico in passato? Perché oggi non è più così. Almeno per chi punta alla qualità. Si è visto infatti che le vigne vecchie, proprio perché producono meno grappoli, donano uva molto più concentrata, minor produzione, migliore qualità. Ecco che dal taglio delle vigne vecchie, si è passati alla conservazione e valorizzazioni di quelle piante di Vite in la con gli anni, tanto grandicelle da essere nominate appunto vigne vecchie.

Vigne vecchie, avrete capito, non è un insulto, anzi usiamo specificatamente questo termine anche sulle etichette dei vini, proprio per indicare che provengono da vigneti formati da Viti in la con gli anni.
Anche i francesi amano evidenziare i loro vini provenienti da vigne vecchie, chiamandoli Vieilles Vignes.
Non è una certezza, vigne vecchie uguale vino buono, però è un dettaglio tecnico a volte di notevole impatto gustativo; e quand’anche non lo fosse, gustativamente parlando, certo lo rimane emozionalmente, romanticamente.
Il consiglio per l’assaggio di oggi: Gschleier Schiava Vigne Vecchie Alto Adige DOC Girlan