Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Il Metodo Solera. Ecco come si vinifica lo Sherry

di Valerio Sisti 19/05/2016
Il Metodo Solera. Ecco come si vinifica lo Sherry Il Metodo Solera. Ecco come si vinifica lo Sherry

Una chicca da intenditori è il metodo Solera. Di cosa si parla esattamente, quando si nomina il metodo Solera però, non è ben chiaro a tutti. Val la pena approfondire. Innanzi tutto per Solera intendiamo la soletta del pavimento o più genericamente il suolo, dove sono appoggiate le botti. Sopra la prima fila di botti che viene chiamata appunto Solera, vi è una seconda fila di botti e, sopra questa seconda fila, a piramide, un’altra fila ancora, la terza. Queste due file di botti superiori sono dette prima e seconda Criadera.
Fin qui poco di strano, tre file di botti una sull’altra, dove la più bassa è appoggiata al pavimento. In effetti non sarebbe nulla di nuovo se non fosse che le botti, da quella in cima a quella sul pavimento, la Solera, vengono messe in comunicazione tra loro e, con un sistema di travasi, si passano il vino contenuto dall’una all’altra. Per la precisione si passa il vino dalle botti superiori alle botti in mezzo e da queste nelle botti Solera, le più basse. In pratica il vino passa dalla botte più in alto a quella più in basso.

I fattori determinati di questo metodo di affinamento sono due: le botti sono scolme, cioè piene solo al 75% circa, e le botti alla Solera non vengono mai svuotate completamente.
Cosa produce tutto ciò? Fondamentalmente due cose, prima di tutto il vino in presenza di ossigeno ossida, infatti il metodo Solera è utilizzato per produrre vini ossidati, come ad esempio il Marsala e lo Sherry.
In secondo luogo, e qui sta la vera peculiarità di questo metodo, non svuotando mai completamente la botte Solera, dalla quale si spilla il vino che viene imbottigliato e commercializzato, nella botte Solera inevitabilmente si mischia a vini di annate diverse.
Ragionandoci un poco, è immediato capire che la prima annata di vino che raggiunge la Solera, si mischierà di volta in volta alle annate successive che verranno introdotte. Quando poi spilliamo il vino, non svuotando mai completamente la botte, lasceremo sempre una parte di ogni annata, certo sempre meno cospicua, ma mai esaurita. Il metodo Solera unisce sostanzialmente un vino molto vecchio, a dei vini progressivamente più giovani, che gli vengono via via aggiunti durante gli anni.
Alla degustazione, questo sistema di affinamento, che è detto dinamico, permette di ritrovare sentori tipici dei vini giovani, uniti a sentori tipici di vini invece molto invecchiati. Ecco la vera forza del Metodo Solera.
Chiaramente gli invecchiamenti non sono mai brevi, i vini che ne derivano non sono economici, ma il gioco, in questo caso, vale tutta la candela. Non ci credete? Vi invito alla prova con gli Sherry della Cantina Williams & Humbert