Articoli del Sommelier Valerio Sisti

I 50 Anni del Sassicaia

di Valerio Sisti 15/05/2018
I 50 Anni del Sassicaia I 50 Anni del Sassicaia

Evviva Sassicaia il Re! Il più famoso dei vini italiani compie 50 anni, una storia recente se si vuole, soprattutto per un mondo, quello del vino, abituato a considerare antichi vini con ben più lunga tradizione.
Il Sassicaia però ha una storia più longeva rispetto alla data che si festeggia nel 2018, la sua vera nascita è datata circa 50 anni prima, potremmo dire che Sassicaia in realtà non compie 50 anni ma è alla soglia del secolo di vita.
Fu negli anni 20 del ‘900 che il Marchese Mario Incisa della Rocchetta decise di produrre vino. Sognava di riprodurre a casa sua i grandi bordolesi che aveva assaggiato a Pisa e in giro per il mondo. Desiderava quel bouquet, quel gusto particolare. Trovò nella tenuta San Guido, nel bolgherese, la condizione ideale per iniziare il suo esperimento. Il terreno pietroso, ricco di sassi, ricordava e ricorda tutt’ora le Graves di Bordeaux. Anche il vitigno scelto, il Cabernet Sauvignon, ci rimanda immediatamente a Bordeaux. Il taglio è completato poi con un 15% di Cabernet Franc, a saldo dell’85% di Cabernet Sauvignon.
Festeggiamo oggi i 50 anni di Sassicaia, perché per circa mezzo secolo il nobile vino toscano rimase riservato alla tenuta e ai suoi ospiti, fu infatti solo nel 1968 che gli Incisa della Rocchetta decisero di commercializzare il loro purosangue più prezioso. Il paragone equino non è a caso, dato che i marchesi sono prima di tutto grandi allevatori di cavalli da corsa; dalle scuderie della Tenuta San Guido sono usciti purosangue tra i più premiati di sempre, un nome su tutti: Ribot.
Tornando al vino, l’importanza del Sassicaia è nota, ma vale la pena abbozzare un minimo di analisi per comprendere meglio alcuni fattori fondamentali che non riguardano solo il vino in sé, ma bensì l’intero comparto vitivinicolo bolgherese o addirittura italiano.
La scelta esterofila, con il taglio dei due cugini Cabernet è forse il fattore meno importante, non si tratta difatti della prima intrusione di vitigni francesi (internazionali) sul suolo patrio. Si pensi ad esempio all’Oltrepo Pavese che vanta almeno due secoli di eccelse produzioni di Pinot Nero.
Un pregio del Sassicaia è forse quello di essere partito come vino da tavola, non rientrando in nessuna doc, e di aver saputo conquistare il mondo semplicemente con la forza della sua qualità. Ma il pregio maggiore è quello di aver saputo “creare” un territorio. Mi spiego meglio. Nonostante Sassicaia sia a tutti gli effetti un purosangue, nato dal forte desiderio di avere un vino fatto proprio così, impostosi negli anni dapprima nella stretta cerchia di fortunati e poi apertosi al mercato e conquistandolo, ha saputo essere traino per un territorio intero. Territorio che oggi non è più “Sassicaia dipendente” ma che gode di altissima stima nel mondo per sé stesso. Territorio dal quale sono usciti moltissimi grandi vini, ciascuno con fama e personalità proprie e tutti accomunati sotto il nome Bolgheri.
Festeggiamo dunque Sassicaia, ne vale la pena, beviamo lui e beviamo Bolgheri.

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