Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Geografia del vino: la Valle d'Aosta

di Valerio Sisti 30/06/2016
Geografia del vino: la Valle d'Aosta Geografia del vino: la Valle d'Aosta

L’estremo nord dell’Italia produce dei vini a volte estremi, a volte classici, a volte leggeri e a volte no, ma sempre eleganti e sempre… montanari.
La Valle d’Aosta oggi conta poco più di cinquecento ettari vitati, ma non sempre fu così, tanto che nel XIX secolo, gli ettari di vigne iscritti a registro erano oltre cinque mila. Più che la fillossera, che qui fece meno danni che altrove, poté la ferrovia; fu difatti la linea ferroviaria, che facilitò a tal punto i trasporti per tutta la Valle d’Aosta, da rendere più conveniente il vino importato da altre zone d’Italia; tanto che alla fine dell’ottocento nelle trattorie valdostane, era più facile trovare un fiasco di Chianti, piuttosto che una bottiglia di Donnas.
Vini estremi dicevamo, come il Priè Blanc coltivato ben oltre i mille metri nei paesi di La Salle e Morgex; un bianco minerale, asciutto, acido, dotato di buona struttura, che non disdegna l’appassimento come la spumantizzazione.

E poi i rossi, con il Petit Rouge a farla da padrone tra gli autoctoni. Il Fumin, che già dal nome lascia presagire una gradevolissima nota affumicata. Anche il Nebbiolo è coltivato con ottimi risultati, nella bassa valle, in particolare nel comune di Donnas, che da il nome all’omonima sottozona di produzione e che si fregia dell’appellativo di Barolo di montagna.
Più centrale il Vin de Nus, che lega il suo nome all’omonimo centro abitato e perde i suoi natali nel medioevo, quando gli studiosi ne decretano la nascita proprio in quella zona della Valle d’Aosta, dove ancor oggi è coltivato.
La Valle d’Aosta è però molto più che un susseguirsi di vitigni autoctoni, è soprattutto viticoltura di montagna, spesso eroica, è storia di vigneti e piccoli appezzamenti sottratti alla roccia e alle pendenze da capogiro, è il catino di Arvier, detto l’Enfer d’Arvier, l’inferno di Arvier tanto è caldo d’estate e freddo d’inverno.
Valle d’Aosta è anche sinonimo di coraggio, quello di piccoli produttori che decidono di rischiare e mettersi a produrre vino a tempo pieno, pur consci di non avere dalla loro un brand famoso.

Valle d’Aosta è insomma un crocevia di storia, tradizioni e nuova spinta produttiva. Quello che non cambia però è la grande qualità nei vini prodotti; non necessariamente una piccola produzione equivale ad una produzione di qualità, in Valle d’Aosta però questo è sostanzialmente sempre vero.
E’ tanto buono il vino valdostano, che si fatica a trovare bottiglie invecchiate al punto giusto, ma questo è un problema da poco, basta comprarne qualcuna in più.
Consigliare un vino è dunque solo un piacere: Fumin Esprit Follet Valle d'Aosta DOC La Crotta di Vegneron, Chambave Muscat Valle d'Aosta DOC La Crotta di Vegneron.