Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Cibo Giapponese, Vino Italiano

di Valerio Sisti 12/01/2021
Cibo Giapponese, Vino Italiano Cibo Giapponese, Vino Italiano

Il Giappone è un luogo stupendo, è all’estremo oriente eppure è occidentale, ma un occidente diverso da quello che intendiamo e siamo abituati a conoscere noi europei.

Per prima cosa il Giappone è fusione di epoche e tradizioni; nella terra del sol levante convivono armonicamente le tradizioni più antiche e le più moderne tecnologie, dalle piazze brulicanti di gente ed insegne luminose ai piccoli templi semplici ed antichi, dove si pratica ancora lo Shintoismo, una religione davvero molto ancestrale.

 

La cultura nipponica è ovviamente anche cultura culinaria, materie prime e sapori che ormai hanno invaso anche il nostro paese, una ristorazione spesso commerciale, ma con punte di eccellenza che seppur ancora poche, non sfigurano a confronto con nessuno.

In Italia la cucina giapponese ha un grande vantaggio: il vino italiano! Quello che spesso manca in Giappone, ovvero una bevanda adatta ad accompagnare i piatti ed altrettanto gustosa, in Italia invece abbonda, il nostro vino appunto.

 

Un connubio assolutamente possibile, anzi da indagare e sperimentare con tanto piacere. Prima di lanciarsi in abbinamenti fantasiosi occorre tuttavia avere ben chiari alcuni concetti. Eccoli.

 

Per prima cosa il cibo: Giappone non vuol dire sushi, certo il pesce crudo accompagnato al riso è un piatto tipico e pregiato, ma non è certo l’unico. Sarebbe come dire che in Italia si mangia solo pizza. Pertanto la prima domanda da porsi è quale pietanza sto per mangiare: al sushi un vino ad una carne di manzo un altro vino. Fin qui spero tutto chiaro e comunque tutto nella norma del tradizionale abbinamento cibo vino, tema sul quale abbiamo scritto molto in questo blog.

Che si parli di sushi dunque, o carne wagyu, alcune caratteristiche sono però comuni e vanno considerate. Chi vi scrive non è il più grande esperto di cucina giapponese che esista, però almeno in loco c’è stato e tutto quello che si poteva sperimentare ha sperimentato. E come si diceva, alcune caratteristiche sono simili, ad esempio i sapori complessi e delicati, il gusto agrodolce, mai completamente salato né mai completamente dolce.

Va considerato inoltre che in Giappone è considerato inopportuno doversi tagliare la pietanza a tavola, come il sushi anche le altre portate sono servite già porzionate in bocconi singoli e le cotture sono spesso più lunghe, per avere bocconi più morbidi e masticabili e i piatti in generale sono più leggeri e meno grassi.

 

Per questi motivi è meglio abbinare vini tendenzialmente più leggeri, con un buon profilo olfattivo, che regga appunto la ricchezza aromatica dei piatti. Bene anche sapidità e acidità marcate, che bilanciano le tendenze dolci. Un esempio potrebbe essere un buon Sauvignon dell’Alto Adige, o uno Chardonnay, anch’esso dell’Alto Adige oppure di Langa o anche siciliano. Altri vitigni potrebbero essere ottimi, un Grechetto umbro, un Moscato secco della Valle d’Aosta, ecco altri esempi di vini adeguati alla cucina dell’estremo oriente.

In fondo basta questo: poche regole generiche e tanta voglia di sperimentare.