Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Champagne: peculiarità, storia e mito. Parte 1

di Valerio Sisti 13/01/2018
Champagne: peculiarità, storia e mito. Parte 1 Champagne: peculiarità, storia e mito. Parte 1

Con questo pezzo inizio un ciclo di cinque articoli dedicati allo Champagne. Il pregiato vino francese è conosciuto in tutto il mondo e forse come nessun altro vino ha saputo conquistarsi la fama di eccellenza assoluta dell’enologia mondiale.
Prima di ripercorrere alcune tappe fondamentali dalla sua storia è il caso di chiedersi perché lo Champagne sia lo Champagne. Si tratta di un vino spumante ottenuto con Metodo Classico, o come dicono i francesi con Metodo Champenoise, utilizzando il nome della regione per identificare anche il metodo di produzione, proprio per legare indissolubilmente il prodotto al territorio di origine. Vedremo che il vanto della primogenitura del vino con le bolle è un falso storico, ma ne parleremo più avanti. La rifermentazione in ogni caso è forzatamente in bottiglia, il più giovane Metodo Charmat o Martinotti non è ammesso. Le uve sono diverse, ma le principali e ormai quasi le uniche utilizzate sono: Pinot Nero, Pinot MeunierChardonnay.

Sebbene Pinot NeroChardonnay siano le varietà più impiegate per la spumantizzazione ovunque nel mondo, in Champagne la loro resa è particolare e unica. Ciò avviene grazie ad alcune coincidenze di fattori che ritroviamo in quest’area del nord est della Francia. In primis il nord, ovvero la Champagne è la regione più a Nord dove si produce vino, almeno per quanto riguarda vino di qualità. Il clima certamente meno mite che si offre alle vigne della Champagne rende più difficoltosa la piena maturazione delle uve rispetto ad altre latitudini, ma consente tuttavia il mantenimento di un’acidità dell’acino molto elevata, condizione necessaria per una buona base spumante. La seconda caratteristica è il gesso. Una faglia gessosa che percorre gran parte d’Europa, da Jerez de La Frontiera fino alle bianche scogliere di Dover e che, come un fiume carsico, in alcuni punti penetra in profondità la crosta terrestre, mentre in altri affiora in superficie. Nella regione della Champagne, ovvio dirlo, la percentuale di gesso nell’immediato sottosuolo è altissima. Questa componente chimica dei terreni, ideale per conferire al vino sapidità, mineralità ed eleganza, combinata con il clima freddo, consente la realizzazione di vini base ideali per subire la seconda fermentazione in bottiglia e diventare così ottimi Champagne.
Alle condizioni giuste si aggiunge la giusta dose di mito, che trasforma la Champagne da una regione (Champagne in francese significa campagna) ad un prodotto, che diventa prima uno status symbol e infine appunto un mito.
In tutto ciò c’entrano figure magiche come quella dell’abate benedettino Dom Perignon, titolare oggi dell’etichetta più famosa di Champagne e figura fondamentale dello sviluppo iniziale di questo vino. Una storia antica che inizia alla fine del ‘600 e che noi affronteremo nel prossimo articolo.

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