Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Bolgheri: Cipressi e Vino

di Valerio Sisti 17/11/2016
Bolgheri: Cipressi e Vino Bolgheri: Cipressi e Vino

Bolgheri è una terra entrata nel mito, un luogo distante da ogni altro luogo del vino italiano, un vino distante da ogni altro vino toscano. Un lungo viale ondulato e diritto, cintato da un doppio filare di alti cipressi, percorre i cinque chilometri che separano San Guido da Bolgheri, il mare della costa etrusca dalle vigne dove nascono tanti vini ormai parte del mito.
Bolgheri non ha una storia antica, tutt’altro, e non è nemmeno una terra permeata dalla tradizione, il Sangiovese che colora tutta la regione, qui non è il protagonista assoluto, vi è coltivato in minima parte e non caratterizza nessun vino. Sono i così detti internazionali a comporre i vini bolgheresi, Cabernet SauvignonMerlot su tutti, una pennellata di Francia sui poggi della collina toscana.
Fu negli anni sessanta che il Marchese Incisa della Rocchetta, grande allevatore di cavalli, decise di fare vino. Così, tra una vittoria di Ribot e l’altra (il Marchese Incisa della Rocchetta era infatti proprietario del leggendario Ribot), nacquero alcune delle più prestigiose etichette che l’Italia oggi conosce. Bolgheri è anche Giacomo Tachis, L’enologo Honoris Causa, il padre dell’enologia moderna italiana e dei grandi rossi dei Ducati di Toscana; lui piemontese doc a raccoglier gloria in quelle terre vicine e lontane che sono l’altra metà del cielo del vino italiano.

Bolgheri è tutto fuorché tradizione, Bolgheri è innovazione, è voglia di essere transalpini, è ambizione di essere grandi, non è la mezzadria che fatica tra i filari, ma la nobiltà che progetta e vende; Bolgheri è l’illusione di essere unici, la forza di provarci, la caparbietà di esserlo.
Bolgheri è taglio, anzi alla francese cuvèe, perché i vini provengono tutti dall’assemblaggio di varietà diverse, spesso un assemblaggio fatto di sottile e studiata alchimia.
Bolgheri infine, molto dopo il vino che porta il suo nome, è anche una frazione del comune di Castagneto Carducci, quel paesello di Toscana che ha aggiunto al suo il nome del più illustre dei suoi concittadini.
E venendo poi al Vino, Bolgheri è un rosso a base di vitigni internazionali, mischiati ai nostri, tra i quali il Sangiovese ma spesso anche la Barbera o la Croatina. Le aziende hanno sovente una gamma che va dal vino di punta, i grandi nomi che generalmente finiscono in “aia”, a un secondo vino bordolese e poi, a volte, anche ad un terzo vino, di qualità progressivamente minore, ma dal prezzo sempre più umano.

Bolgheri è anche qualche vino bianco, talvolta di grande interesse, base Vermentino prevalentemente, ma anche Trebbiano. E’ chiaro però che questi vini, seppur meritevoli, completano solamente la gamma, non ne sono mai la punta, ruolo che è sempre occupato da un rosso di pregio e prezzo.
Bolgheri è equilibrio ed attesa, equilibrio nei vini costruiti da abili mani capaci di trovare la sintesi e dal tempo, necessario affinché gli stessi si possano esprimere al meglio.
Da quelle parti oggi ci vanno in molti, il nome funziona e i vini si vendono. Qualcuno ha iniziato prima e gliene va dato merito; i vini son però buoni tutti, chi più chi meno sanno regalare grandi soddisfazioni, lontane da ogni luogo del vino italiano, vicine al mito.
L’Assaggio consigliato è ovviamente un Bolgheri; le cantine sono molte. Ecco una piccola selezione: Guado al Tasso Antinori, Folonari, Aia Vecchia, Le Grascete, Poggio al Tesoro, Ca’ Marcanda Gaja, Ornellaia, Tenuta San Guido