CuriositĂ  sul vino

Barrique si, barrique no

di Daniel Gutierrez 05/02/2017
Barrique si, barrique no Barrique si, barrique no

L’utilizzo delle barrique per l’invecchiamento del vino (i francesi parlano più amorevolmente di “élevage”, evidentemente il vino, al pari di un figlio, loro lo fanno crescere) è uno di quegli argomenti che in parecchie regioni arroventa le discussioni. Nello Chablisien, in particolare, da tempo si discute se i vini debbano essere fatti fermentare e maturare in acciaio, al fine di preservare quella loro naturale vigoria, ovvero se sia meglio utilizzare il legno. Il quesito qui, come altrove, è irrisolto. L’apporto della barrique in termini di colore e struttura è indiscutibile. Grazie alla porosità del legno, il contatto con l’ossigeno contribuisce a diminuire l’astringenza del vino.

L’ormai diffuso abuso del legno porta però troppo spesso a confondere il sapore del vino quello del suo contenitore. Troppi vini banali sono letteralmente «insaporiti» con un po’di aroma di legno, magari grazie all’utilizzo dei famigerati trucioli. Questo contribuisce a peggiorare la fama di quelli che i critici definiscono «vini da falegname» (o «spremute di pinocchio») e considerano la barrique la «bara» del vino. Tornando al quesito, legno si o legno no e in che misura se si, la risposta più appropriata la diede Jacques Puisais quando, interpellato sull’ argomento, disse che “bisogna chiederlo al vino!” Insomma, non esistono formule a priori, ogni vino è una storia a sé, ogni annata è diversa dall’altra. Sta all’enologo capire il prodotto che ha in mano e sfruttare, se ritenuto utile, quanto di buono il legno può dare. Ancora una volta la tecnologia è andata oltre. Con la pratica della micro-ossigenazione è oggi possibile riprodurre artificialmente quanto avviene all’interno della botte in termini di contatto con l’ossigeno. Negli USA si è infine diffusa la pratica di «rinnovare» le barrique usate aggiungendo all’interno delle botti assi di legno nuovo. Bob Rogers è stato il primo a utilizzare tale pratica che, per quanto discutibile, ha il pregio di evitare il «cocktail» di legno e vino che si realizza con i trucioli.

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