Articoli del Sommelier Valerio Sisti

La degustazione 3: la densità

di Valerio Sisti 11/02/2016
La degustazione 3: la densità La degustazione 3: la densità

Questo pezzo segue da “La Degustazione: colore e intensità”.
Stabilito che il vino non ha un colore fisso, ma che questo cambia a seconda del vitigno e dell’età del vino stesso, una buona degustazione, quando prende in considerazione l’aspetto visivo deve considerare anche la vitalità del colore. Non è semplice da spiegare, possiamo dire che alcuni vini, a parità di limpidezza, tonalità ed intensità del colore, sono comunque più vivi di altri, più lucidi? Questa vitalità del colore è spesso segno di buona mineralità presente nel vino e spesso si ritrova in vini di montagna.

Definito con quest’ultimo particolare l’aspetto visivo del vino in relazione al suo colore, per completare la parte visiva della degustazione occorre ora valutare la densità del vino.
Facciamo roteare leggermente il bicchiere e osserviamo quello che succede. Il vino, una volta fermato il bicchiere tenderà a continuare a girare per ancora alcuni istanti. Molti vini appariranno particolarmente fluidi, altri invece sembreranno dotati di abs tanto si arrestano immediatamente. Nella degustazione questa si chiama densità e indica specificatamente la struttura e la corposità del vino. Attenzione, struttura e colore non sono sinonimi, pertanto se nella vostra degustazione troverete un vino scarico di colore, facevamo l’esempio di un Pinot nero, non è assolutamente detto che questo vino sia debole di struttura, anzi. Vale la stessa regola per un vino che alla degustazione presenta un colore molto cupo ed impenetrabile, come ad esempio un Negroamaro pugliese, ebbene questo vino non è assolutamente detto sia strutturato e corposo.  Questo passaggio della degustazione vale sia per vini bianchi che rossi, ma non vale per un’altra tipologia di vino, le bollicine! Spumanti e Champagne non vanno mai agitati nel bicchiere, guai a ruotare un bicchiere di bollicine, faremmo semplicemente sgasare il vino, rovinandolo per sempre.

Quando si esegue la degustazione di un vino frizzante infatti non si giudica mai la densità, bensì si analizza il suo perlage. Questo termine francese indica le colonnine di bollicine che risalgono verso la superficie. Delle nostre bollicine osserveremo il diametro, più sono fini e tendenzialmente più lo spumante è di qualità; osserveremo il numero, quante sono, ma in questo caso non ci lanceremo in giudizi qualitativi sul vino, troppi fattori infatti interagiscono condizionando il numero di bollicine presenti. Nella degustazione giudicheremo poi anche la persistenza delle bollicine nel vino, cioè quanto le colonnine di piccole bolle rimangono presenti nel bicchiere. Anche in questo caso però non esprimeremo giudizi di meritò, perché anche per questo particolare aspetto, sono molteplici i fattori che determinano la persistenza del perlage e ben pochi di questi hanno a che fare con la qualità intrinseca del vino.
In questi tre articoli abbiamo ben capito cosa osservare nel bicchiere di vino e come deve essere condotta la nostra degustazione visiva. Dalla vista all’olfatto dunque; nella prossima puntata porteremo il vino al naso scoprendone il fantastico bouquet.