Articoli del Sommelier Valerio Sisti

Geografia del Vino: il Prosecco

di Valerio Sisti 10/12/2015
Geografia del Vino: il Prosecco Geografia del Vino: il Prosecco

E dopo aver parlato del Metodo Classico e del Metodo Charmat, affrontiamo ora la geografia dei vitigni italiani. Tanto per restare in tema partiamo dal vitigno per eccellenza sinonimo di bollicine: il Prosecco.

In periodo di feste, in particolare con riferimento all’ultimo giorno dell’anno, il consumo di spumante lievita e raggiunge il suo picco commerciale. E’ un peccato perché i vini spumante sono certamente buoni tutto l’anno, non è il caso di rammaricarsene, meglio unirsi ai brindisi e sollevare i nostri calici.

Da un paio d’anni almeno, l’Italia è il primo paese esportatore di spumante al mondo. Il vino spumante più prodotto in Italia è il Prosecco.

 

QUALI SONO LE ZONE PRINCIPALI DI PRODUZIONE DEL PROSECCO

Le zone di produzione principali sono quella dei Colli Asolani, prevalentemente verso est, e la zona di Conegliano e Valdobbiadene, una quindicina di comuni compresi tra le due città. Entrambe queste aree si collocano a nord di Treviso e rappresentano l’eccellenza del Prosecco. Tutta la Marca trevigiana e non solo, è però interessata alla produzione del Prosecco, che può nascere infatti in larga parte del Veneto e in tutto il Friuli.

In tutta questa zona decisamente vasta si produce il famoso Prosecco, un nome che ormai è diventato sinonimo di spumante. Tuttavia va ricordato che Prosecco è un uva, una varietà autoctona locale, correttamente chiamata Glera, che assume però svariati nomi, tra i quali il più noto è proprio Prosecco.  E’ una varietà bianca dotata di discreta acidità e ricca di profumi. Profumi che infatti troviamo anche nel Prosecco, con note incentrate sulla frutta a polpa bianca, pera e mela in particolare.

 

LE CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE DEL PROSECCO

Proprio per sfruttare la caratteristica aromatica del vitigno, per la spumantizzazione viene utilizzato il metodo Charmat, che garantisce la preservazione dei profumi primari dell’uva, molto più del metodo Champenoise, che al contrario conferisce profumi e sentori propri, derivati dalla spumantizzazione stessa.

Anche lo spumante Prosecco ha una classificazione in relazione al tenore zuccherino, nel suo caso però sono generalmente prodotte solo le tipologie Brut, Extra-Dry e Dry, indicate qui dalla più secca alla più dolce. Mentre per altri vini spumante è il secco che va per la maggiore, nel caso del Prosecco la categoria più gettonata è l’Extra-Dry, leggermente abboccato, grazie alla parte di zucchero residuo, che gli regala una piacevole morbidezza e una facilità di beva estrema.

Il miglior momento per un Prosecco è forse l’aperitivo, quando freschezza, fragranza e facilità di beva sono qualità utilissime e generalmente apprezzate; non vanno esclusi però abbinamenti a piatti veri e propri, certamente escludendo quelli più strutturati, perché il Prosecco in quanto a struttura non è un campione.

Un’ultima nota, se è vero che Prosecco è la bollicina più esportata al mondo, è anche vero che il Prosecco non è solo un vino spumante, possono infatti trovarsi sul mercato bottiglie di Prosecco frizzante, ovvero con una pressione interna molto bassa, che lo annovera nella categoria vini frizzanti e non in quella degli spumante, oppure addirittura fermo, in questo caso è detto Prosecco tranquillo.